Volentieri offriamo ai lettori questo importante estratto de I patimenti di Gesù, del Ven. Tommaso di Gesù:
[…] Nel discendere il Figliuol di Dio dal cielo in terra, e nell’assumere la nostra natura, in quel primo istante di tempo e del suo glorioso concepimento, in cui giustamente poteva essere adorato come vero Dio e vero Uomo, diede principio al suo patire ed alla nostra riparazione, senza punto aspettare altro tempo, o differire ad altra ora; perché non volle che passasse un’ora sola o un momento solo di vita, che non potesse dirsi veramente nostro e pieno d’infiniti beni per noi peccatori. […] L’eterno Padre dal primo istante della di lui vita gli rappresentò i travagli, i dolori, le ignominie, le tristezze, gli abbandoni, i tormenti, la morte, infine tutte le pene che aveva a soffrire con tutte le loro circostanze, il lor peso, il lor numero, e la loro misura; ma in una maniera così viva e così distinta, come se l’avesse attualmente tollerate. D’altronde il nostro Signore ch’era pieno di lume di grazia, cui niente poteva essere ascoso, e che vedeva tutte queste cose come se fossero state presenti, si sottopose con piacere e senza riserva al comando di suo Padre, e accettò tutto quello che gli fu ordinato di patire dalla sua concezione sino alla sua morte, con una volontà così pronta e coraggiosa, come se non gli fossero stati proposti che gloria e piaceri. […] Tale fu la carità del divin Verbo; una sola delle sue azioni bastava per la nostra salvezza, ma non bastava al suo amore. Ecco quale è il Redentore, il Signore, e l’amico che noi abbiamo.
>>> Da: I patimenti di Gesù <<<
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