In ogni riga del capolavoro I patimenti di Gesù, il Ven. Tommaso di Gesù ci offre grandi spunti di meditazione. E in un tempo ammalato di sensazionalismo come il nostro torna utilissima la breve riflessione che riportiamo dal libro: spesso ci si dimentica che “far prodigi” non basta come garanzia di una vita tutta passata cristianamente.


[…] Non si può negare che Giuda abbia, come gli altri Apostoli, ricevuto grazie abbondantissime di salute, non solo per sé, ma ancora per molti altri che doveva salvare con se stesso; poiché Gesù lo aveva ritirato dal mondo, per porlo nel numero degli eletti suoi Discepoli, ai quali confidava i suoi più segreti pensieri, che con speciale cura istruiva, che erano i compagni inseparabili dei suoi travagli e del suo riposo. Questo perfido Apostolo quanti esempi ammirabili delle più eroiche virtù non vide nella condotta del suo divino Maestro? Quante non intese parole di vita eterna dalla sua bocca sacrosanta! Quante volte non gustò in una così santa conversazione dolcezze capaci di convertire i più duri! Da lui ricevette il potere di far miracoli, e molti anche ne fece. Spesso liberò gl’indemoniati in nome di Gesù Cristo; e tutte queste grazie tanto singolari, e queste prove così sensibili della potenza del Salvatore non estinsero in questo disgraziato lo spirito d’avarizia, che lo spingeva a vendere il suo Maestro. […]

>>> Da: I patimenti di Gesù <<<


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Immagine in evidenza: Conscious, Judas di Nikolaj Ge, (1891)