La scrittrice di Nuoro, come si sa, vinse il Premio Nobel per la Letteratura nel 1926. Il romanzo più recente rispetto alla assegnazione del prestigioso riconoscimento è La fuga in Egitto, opera del 1925. Protagonista della storia è il maestro in pensione Giuseppe De Nicola, il quale con il suo carico di colpe da espiare, va ad abitare presso suo figlio adottivo, Antonio, e sua nuora Marga. Qui si troverà ad affrontare il grave problema della gravidanza della domestica Ornella, amante di Antonio. Da quest’opera, invero suggestiva e intrisa di una fortissima religiosità, un’opera di cui la Deledda ebbe a dire: “Credo che Il segreto dell’uomo solitario e La fuga in Egitto sono i romanzi che più rappresentano me stessa” – , noi intendiamo cavare un brano particolarmente significativo – il dialogo fra Giuseppe e Marga – fortemente censorio verso ciò che oggi viene propagandato come “diritto umano”.
– Io pure so tutto di te, anche se tu taci: ricorda, Marga, quella prima sera del mio arrivo: fin d’allora ho inteso tutto ciò che di torbido si agita nella vita tua e di Antonio. Adesso, poi, le cose peggiorano. Per amore di voi stessi e per mancanza di religione, voi siete tutti sul limite del peggiore dei delitti, quello di uccidere una creatura prima che sia nata. Io però, non intendo più di mettermi in mezzo a voi, neppure per riguardo alla bambina che respira quest’aria corrotta e finirà per perdersi anche lei.
Marga aveva rivolto il viso contro il guanciale, e singhiozzava: d’un tratto lo rivolse, scuotendo la testa per liberarsi dal velo dei capelli, e tentò di parlare; ma solo un gemito le uscì dalle labbra.
– È inutile che tu parli, Marga: sarà molto meglio che tu operi. Del resto non credere che io sia qui solo per predicarvi inutilmente la morale. Ho peccato anch’io, ho commesso pure io un delitto simile a quello che adesso vorrei evitare: una donna, la madre di tuo marito, si è uccisa per colpa mia: era incinta e sapeva che io non intendevo sposarla. Io ho preso con me il suo primo bambino, che non era mio, ma del quale volevo farmene un figlio. Con questo credevo di espiare: invece non era che il seme della mia vera espiazione. La vera espiazione comincia adesso, ed io l’accetto intera, purché voi tutti siate salvi. Non piangere, Marga, non piangere. Piuttosto alzati, come disse Cristo a Lazzaro: alzati e cammina.
La donna piangeva, silenziosamente adesso, nascondendosi il viso col sudario nero dei suoi capelli.
– Il tuo pianto mi piace, – egli disse, alzandosi senza riaprire gli occhi. – È come la prima pioggia dopo una lunga siccità. E tu ti alzerai e insegnerai a tua figlia quello che io speravo d’insegnarle: che per essere veramente felici bisogna vivere puri e seguire le leggi di Cristo. Tu lo farai; se non oggi, domani lo farai.









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