Alcuni sussidi devoti per festeggiare sant’Elisabetta d’Ungheria (Sárospatak, 1207 – Marburgo, 17 novembre 1231), Langravia di Turingia. Terziaria francescana, fu canonizzata da Gregorio IX il 27 maggio 1235 ed è, assieme a san Luigi IX, Patrona del Terz’Ordine di San Francesco.
Santa Elisabetta, o eletto vaso di sublimi virtù, voi mostraste al mondo col vostro splendido esempio di che son capaci in un’ anima cristiana la carità, la fede e l’umiltà. Voi impiegaste tutte le potenze del cuore ad amare unicamente il vostro Dio: voi l’amaste di un amore così puro e fervente che vi rese degna di gustare anticipati sulla terra quei favori e quelle dolcezze di Paradiso che si comunicano alle anime invitate alle nozze del divino adorabile Agnello. Voi rischiarata da luce sovrumana e da incrollabile fede mostrandovi vera figlia del Vangelo ravvisaste nella persona del vostro prossimo quella di N. S. Gesù Cristo, oggetto unico delle vostre affezioni; e perciò riponeste tutte le vostre delizie nel conversare co’ poveri, nel servirli, nel rasciugar le loro lagrime, nel confortare il loro spirito, per l’assisterli con ogni pietoso ufficio in mezzo a’ morbi ed alle tante miserie cui va soggetta la nostra umanità. Voi vi rendeste povera per soccorrere nel prossimo la povertà ; povera di beni della terra per arricchirvi di quelli del cielo! Voi foste sì umile che, dopo aver scambiato il trono col tugurio più abbietto, e il regio ammanto colla modesta tonaca del Serafico Francesco, vi assoggettaste, benché innocente, ad una vita di privazioni e di penitenze, ed abbracciaste con santa gioia la croce del divin Redentore, accettando volentieri al par di lui gl’insulti e le più ingiuste persecuzioni. Voi dimenticaste il mondo e voi stessa per ricordarvi solo di Dio. O amabilissima Santa, che, unendo ancor noi le nostre voci à quelle di tanti vostri divoti, oseremo chiamar la nostra cara Elisabetta, deh! voi sì prediletta da Dio, degnatevi d’esser la celeste amica della nostra anima, ed aiutatela a divenir l’amica del vostro amico ed amante Gesù. Volgete su di noi dall’alto dei cieli uno di quei teneri sguardi che sulla terra guarivano le più crudeli infermità degli uomini. Nel secolo in cui viviamo, sì pieno di morali sconvolgimenti, e sì freddo e indifferente ad un tempo per le cose di Dio, noi ricorriamo a voi con fiducia perché, rischiarandoci col vostro lume, ci riscaldiate al fuoco del vostro sublime amore, e ci impetriate la pace dell’anima. Mentre benediciamo il Signore per aver glorificato il suo nome in questo mondo collo splendore delle eroiche vostre virtù, e col premio eterno a quelle accordato, benediteci ancor voi, o cara santa Elisabetta, dal beato seggio che occupate presso il Santo de Santi; proteggeteci nel nostro pericoloso pellegrinaggio, intercedeteci il perdono dei nostri falli ed apriteci la via ad entrar secovoi a parte del regno di Dio. Amen.
PIUS PP. IX..
AD PERPETUAM REI MEMORIAM.
Tra le più insigni Eroine della Cristiana Religione che disprezzando gli onori e le ricchezze terrene si deliziarono solo dell’amor di Dio e del prossimo, deve per certo annoverarsi S- Elisabetta Vedova, volgarmente chiamata Regina d’Ungheria. Mossa la pietà de’ fedeli, dall’ammirazione de’ santi esempi di Lei, compose in lingua italiana una preghiera in cui vien supplicato il Signore affinché per mezzo della celeste sua grazia voglia infiammare i nostri cuori con quel fervido amore verso Dio ed il prossimo, che operò tanti prodigi in Santa Elisabetta. Di questa preghiera, che incomincia così: O santa Elisabetla, o eletto vaso di sublimi virtù, ec. ec., si conserva un esemplare nell’Archivio della Nostra Segreteria de’ Brevi. Ora poi Ci sono state rivolte umili preci affinché ci fossimo degnati accordare nella Benignità Apostolica i celesti tesori delle Indulgenze ai Fedeli che recitassero la suddetta orazione. Quindi è che, confidando nella misericordia di Dio Onnipotente e nell’autorità de’ SS. Apostoli Pietro e Paolo, concediamo a tutti e singoli i Fedeli di ambo i sessi che almeno con cuore contrito recitino devotamente la suddescritta preghiera in qualunque idioma, purché fedelmente tradotta, TRECENTO GIORNI D’INDULGENZA in isconto e remissione de’ peccati o di penitenze ingiunte dalla Chiesa: le quali tutte e singole indulgenze, remissioni di peccati e condonazioni di penitenze concediamo che possano applicarsi a guisa di suffragio anche alle anime de’ cristiani che congiunte a Dio nella carità sono partite da questo mondo …
Dato a Roma a S. Pietro sotto l’Anello del Pescatore il giorno IX di Agosto dell’Anno MDCCCLXI e del Nostro Pontificato Anno Decimosesto.




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fonte Manuale di S.ta Elisabetta d’Ungheria
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