Volentieri offriamo ai lettori questo prezioso estratto del capolavoro Vincere la paura. Ossessioni e scrupoli di Padre Antonino Eymieu.
Orbene, Ignazio subì, per alcune settimane, una violenta crisi di scrupoli. «I giorni e le notti egli trascorreva in quell’orribile tortura. In lotta continua con sé, cercava di determinare ciò che era peccato e ciò che non lo era punto, se dovesse o meno confessare antiche mancanze, e quanto più si sforzava di vederci chiaro, tanto più s’immergeva nelle tenebre»[1].
Le associazioni per contrasto, l’impulsione al suicidio, le idee di disperazione sono altresì notate dal suo storiografo; insomma si ritrovano, in quest’esempio, tutti i caratteri dell’idea ossessiva, e, senza dubbio, durante la crisi, si sarebbero potuti notare i sentimenti e le insufficienze che abbiamo descritto negli ultimi capitoli. Ma tutto ciò non fu che un accidente nella vita d’Ignazio, senza radici nel suo passato e senza ripercussione morbosa sul suo avvenire. Non si deve certo affermare che tale accidente sia accaduto senza causa adeguata, anzi noi dobbiamo considerare le circostanze che sembrano aver influito sulla sua origine.
Senza dubbio, le cause soprannaturali possono aver parte, soprattutto nella vita dei Santi; ma, in questo studio, noi dobbiamo considerare soltanto quelle cause naturali che hanno esercitato l’azione loro. La grazia non contraddice la natura; anche reggendola ne rispetta le leggi, la lascia agire e, fino a prova contraria, gli effetti naturali si dovranno riferire alla natura[2].
Or dunque, se non è ancora il momento di definire la causa degli scrupoli, possiamo nondimeno constatare due fatti che sembrano in relazione intima colla crisi di cui ci occupiamo. Il primo si è che il neo convertito, profondamente avverso alle mezze misure, senz’esperienza d’altronde e senza guida, s’era fissato un compito gigantesco, quello di riorganizzare l’intera sua vita sul più alto ideale di perfezione ch’egli avesse potuto concepire, e ciò bruscamente in un sol colpo, per così dire, senza molto tener conto del tempo. Il secondo fatto è che al consumo enorme di forze, reso necessario da simile attività interna, egli aveva aggiunto ancora digiuni e macerazioni ch’eran riusciti a indebolire e spossare il suo fisico.
[…] Un altro grande che, sotto molti aspetti, si può avvicinare a S. Francesco di Sales, passò, per qualche tempo, attraverso angustie del genere di quelle di cui parliamo; un grande che dal Santo Vescovo di Ginevra derivò non solo il nome alla gigantesca opera propria, ma ancora, del suo spirito tutta la volle informata: Don Bosco. Un’ardua questione di teologia, affrontata forse senza la conveniente preparazione, in un tempo difficile della sua vita, senza parlare di altre cause, anche soprannaturali, che potrebbero avervi influito, porse al futuro apostolo della gioventù, l’occasione di provare i morsi dolorosi dell’ossessione. Non valevano le esortazioni del confessore, dice a questo proposito Don Francesia (Vita popolare di Don Bosco, 1909, pag. 65-66. Tipografia Salesiana, S. Benigno Canavese, 31º migliaio), che, conoscendo a fondo la delicatezza della sua coscienza, gli diceva di non temere; non trovava più gusto nelle preghiere, nella frequenza dei Sacramenti, nella visita a Gesù Eucaristico. Cercava svaghi e non poteva quietarsi in nulla.
Certamente, se lo si fosse esaminato da vicino, si sarebbero trovati non soltanto l’idea ossessiva, che ci viene indicata anche dal suo biografo, ma inoltre il suo sviluppo e le sue derivazioni. (Vedi capit. 2 e 3 della prima parte). Ma tutto questo non fu, nella vita di Don Bosco, che un lampo che prestissimo si dileguò senza lasciare la benché minima traccia del suo passaggio. Come nei riguardi di S. Francesco di Sales, si può ben dire che pochi uomini possono, al pari di Don Bosco, presentare caratteri così magnifici d’equilibrio, d’unità, d’energia; caratteri così opposti al temperamento scrupoloso.
Studiando Don Bosco si gode lo spettacolo meraviglioso, dice assai giustamente il Marchese CRISPOLTI (Don Bosco, Torino, Società Editrice Internazionale, 1911, pag. 14-15), d’una vita tutta coerente dall’infanzia alla morte; che non è composta d’eroismi saltuari, come quelli di gran parte degli eroi profani anche ammirabili, ma è un eroismo solo, senza interruzioni che lo spezzino; senza vanaglorie che distraggano dalla mèta lo sguardo dell’eroe, per farlo indugiare in ozii di compiacenza sopra sé stesso; senza impacci di passioni che disperdano la sua attività in molteplici strade. Si gode il meraviglioso spettacolo d’una vita in cui una tale unità non sta soltanto nel dominio unico della virtù; ma nell’armonia delle virtù più diverse e talvolta apparentemente opposte fra loro; le quali non sono raggiunte da una volontà che corra loro dietro una per una e poi le tenga serrate fra loro con agitazione scrupolosa e a fatica; ma sono colte tutte insieme, per un ardore di carità che tutte insieme le supera e le fonde, restandovi distinta, spontanea e soprattutto amabile l’indole dell’uomo che si è fatto così loro suddito e loro padrone. Abbiamo citato anche quest’esempio (che potrebbe forsanche sembrare superfluo) perché recente e molto probativo. [N. d. T.]
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[1] DANIELE BARTOLI, Storia di S. Ignazio di Loyola, I, p. 29.
[2] È necessario che, in questo nostro lavoro, ci manteniamo nell’ambito della psicologia sperimentale, con ugual cura di nulla affermare che non sia provato e nulla negare di ciò che sorta dai confini del nostro soggetto. Prescindere non vuol dir negare. Considerare le cause immediate e costitutive di un fenomeno, non significa sviscerarne la genesi, né dichiarare impossibile un intervento d’altra specie. Insomma il presente nostro compito non è di racchiudere in una formula la psicologia della santità, ma soltanto di catalogare un fatto preciso. Sant’Ignazio e gli altri santi che ora citeremo, sono passati attraverso una crisi di scrupoli: ecco il fatto. Furono essi, in conseguenza del loro temperamento, dei predisposti? La loro ossessione fu congenita? Tale è l’unica questione che qui si para innanzi e noi diciamo che ad essa è d’uopo rispondere: No.