di Massimo Micaletti

Chi ha detto che il Parlamento italiano è il luogo dello scontro a oltranza, del conflitto, della contrapposizione sterile e fine a sé stessa? Quando si tratta di valori fondamentali, i nostri onorevoli si uniscono compatti a tutela dei pilastri della Repubblica e per il bene dei cittadini. A riprova di questo, il 24 alla Camera c’è stata approvazione pressoché unanime di una proposta del Movimento Cinque Stelle.

E di cosa si trattava? Di un provvedimento per tutelare il potere d’acquisto delle famiglie, devastato dall’inflazione galoppante? Di una serie di rimedi preventivi alla recessione che, come confermato dalla stessa BCE, arriverà a breve anche per effetto delle politiche monetarie inspiegabili della Lagarde? Di una dichiarazione di intenti per il raggiungimento di una pace duratura in Ucraina? Di una delega per il potenziamento delle strutture sanitarie? Suvvia, queste sono bazzecole, bagatelle. Ben altri sono i problemi veri e il Parlamento ha sempre saputo coglierli, sicché si è pronunciato concorde, equanime, con sguardo al futuro e piena coscienza del momento storico e dei principi che reggono lo Stato, e scrivendo una nuova radiosa pagina della storia della Repubblica ha votato convinto e coeso contro il concepito.

I fatti sono pochi e lapidari: i Cinquestelle presentano alla Camera un ordine del giorno che impegni il governo ad “astenersi dall’intraprendere iniziative di carattere anche normativo volte a eliminare o limitare il sistema di tutele garantito dalla legge 194”: dopo qualche tentennamento del governo che ha poi appoggiato la proposta, questa viene approvata da tutti gli schieramenti, con 257 voti favorevoli e tre astenuti, nessun voto contrario.

L’approvazione dell’ordine del giorno, a prima firma della pentastellata Stefania Ascari, è stata archiviata in olimpica souplesse anche da Fratelli d’Italia, nelle parole dell’Onorevole Chiara Colosimo: “Fratelli d’Italia – chiarisce la deputata – difende la legge 194 rimarcando che non va cambiata in nessun modo“. Fa eco alla Colosimo il capogruppo dei Senatori FdI al Senato, Malan: “La posizione di FdI è chiara – aveva sottolineato – ed è stata più volte ribadita dal presidente Giorgia Meloni: siamo per il mantenimento della 194 così come è“. Insomma, bisognava rassicurare il mondo intero dopo che pochi giorni fa l’On.le Menia, sempre di Fratelli d’Italia, aveva presentato un disegno di legge per il riconoscimento della soggettività giuridica del concepito e che il Senatore Romeo, della Lega, aveva osato proporre qualcosa di simile: una vera barbarie, siamo nel Ventunesimo secolo e ancora pensiamo che l’essere umano concepito debba avere diritti! Va detto che la proposta di riconoscere capacità giuridica al nascituro era stata già avanzata dallo stesso Menia qualche anno fa , tra gli altri, dalla Lega e che, in forma di proposta di legge di iniziativa popolare, è stata presentata più volte in Parlamento dal Movimento per la Vita, sempre raccogliendo decine di migliaia di firme anche autorevoli esponenti politici.

Resta il tabù, di chi nasce non si può parlare mentre, con sempre più intensa frequenza, si parla di chi muore, anche in questo caso per porre fine alla sua vita. La 194 è “blindata” – come i mezzi da guerra, come le auto dell’establishment – e tutti contenti.

Dunque, tutti contenti e tutti tranquilli: dei diritti dell’essere umano prima che nasca non se ne parla più, Eugenia Roccella può star comoda e anche Giorgia Meloni – che, va detto, è sempre stata stata chiarissima sul punto per tutta la campagna elettorale – può proseguire l’attività di governo sulla linea politica di Mario Draghi senza alcun timore che gli ingombranti innocenti creino qualche incidente di percorso. I concepiti, del resto, non votano né protestano perciò perché dovrebbero contare qualcosa? Perché dovremmo preoccuparci di una legge che fino a oggi ha tolto di mezzo milioni di nascituri quando siamo in pieno inverno demografico e il consumo di psicofarmaci è alle stelle, specie da parte delle donne?

Sarebbero tante le ulteriori annotazioni da fare ma mi limito a una sola. Negli Stati Uniti il dibattito sull’aborto è apertissimo e il fronte pian piano si sta spostando in Europa, in primis in Polonia e Ungheria: col voto del 24 gennaio, la politica italiana ha imposto un blocco preventivo a ogni discussione e si è schierata senza se e senza ma per la distruzione in grembo. Fratelli d’Italia come i Cinque Stelle, Forza Italia come il Partito Democratico, la Lega come Articolo Uno, Calenda come Renzi: eccoli, i “valori comuni” se mai non si fosse capita.

Va notata da ultimo l’immediata e prevedibile corsa di diversi esponenti del Centrodestra a operare i soliti triti distinguo, sostenendo che, anche senza cambiare la legge 194, si può far molto per tutelare la vita del nascituro: è un discorso suggestivo e furbacchione che, in ultima analisi, non regge. Non regge soprattutto perché la “tutela sociale della maternità” della 194 si regge sulla contrapposizione tra il figlio e la madre, che vede la gravidanza e il concepito come minacce dalle quale difendersi o, nella migliore delle ipotesi, come opzioni più o meno praticabili. La logica del conflitto e della scelta non può convivere con quella dell’accoglienza e della dignità di tutti gli esseri umani; né può esistere la tutela della maternità col diritto di alcuni medici di portare a casa lo stipendio anche distruggendo la maternità stessa, su richiesta.

Tenere insieme 194 e tutela del concepito è come promettere di trovare qualche secchio in più per tirar fuori l’acqua quando la nave ha una falla di due metri. Et et, non aut aut: chi imbarca acqua prende i secchi ma tappa anche la falla. O affonda.


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