Volentieri presentiamo ai lettori questa nostra intervista con Gianluca Pietrosante, autore del libro I due Stendardi. Materiali di controstoria per una restaurazione dei programmi scolastici (Edizioni Radio Spada, 2023).
RS: Buongiorno Gianluca, questo è il primo libro che pubblichi per le Edizioni Radio Spada: si tratta di un volume che ha già destato un buon interesse. Puoi presentarti in breve al nostro pubblico descrivendo il tuo percorso personale, professionale e di studi?
GP: Dopo aver terminato gli studi commerciali, decisi di intraprendere la carriera militare. Dopo un anno di volontariato presso l’aeronautica, decisi quindi di tornare a studiare, iscrivendomi al corso di storia a Venezia, nel 2014. Terminai triennale e specialistica agli inizi del 2019, anche se grazie alla Provvidenza, iniziai sin dal 2018, con la sola laurea triennale, ad insegnare come supplente in storia. Dopo essermi stabilizzato nel mondo della scuola, ho deciso di iscrivermi – sempre a Venezia – al corso di Filosofia e scienze umane, nel 2020, dopo essermi fatto consigliare dal mio direttore spirituale durante gli esercizi ignaziani. La passione per la storia, con il suo senso escatologico, e della retta Filosofia, l’ho sempre avuta sin dai tempi della mia conversione, quando conobbi la Fraternità San Pio X, nel 2010: grazie a Dio, sono riuscito a trasformare questa mia passione in professione. Nel 2020 divenni giornalista pubblicista dopo aver collaborato con varie testate, tra cui Il Giornale, Cultura Identità e la Voce del Patriota, e sempre nello stesso anno divenni consigliere comunale a Bassano del Grappa.
RS: Passiamo al libro. “I due Stendardi. Materiali di controstoria per una restaurazione dei programmi scolastici” analizza e smaschera alcune grandi mistificazioni abitualmente proposte nell’offerta didattica: dal “progresso socialista” alla “rivoluzione filosofica”, da Giordano Bruno a Lutero, dalle Crociate a Bonifacio VIII. Puoi farci qualche esempio di errore comunemente creduto in relazione a uno di questi fatti o personaggi?
GP: Più che parlare dei singoli casi sopracitati, rispondo in maniera più ampia: la Storia della Chiesa, nell’attuale immaginario collettivo, è vista, studiata, percepita e intrepretata come un fatto sociale tirannico e oppressivo nei confronti dell’uomo, il cui fine ultimo è la detenzione del potere politico con conseguente arricchimento del clero. Che poi, è la stessa vulgata demagogica e ideologica di ogni eresia: in epoca moderna questa attitudine dialettica parte da Lutero. Anche la “chiesa conciliare”, checché tenti in tutti i modi di piacere al mondo e ai suoi nemici, è attaccata proprio da questi nemici che appena possono la colpiscono, pretendendo immeritate scuse dopo aver preso spunto proprio da alcune pagine di storia che riporto anche in questo semplice testo.
Ma poi: è mai possibile che la Chiesa per quasi duemila anni sia stata una istituzione bramosa di potere e ricchezze, togliendo la libertà all’uomo e alle istituzioni? La storia ci insegna che fine facciano i tiranni. Non scherziamo, dai. Ancora oggi, anche il più accanito degli atei, si stupisce di fronte ad un affresco di un Giotto o di un Piero della Francesca, o di una chiesa gotica o barocca, per non parlare di un paesino che ancora è rimasto intatto, dai “secoli bui del Medioevo”. E queste sono espressioni, seppur materiali, di una civiltà che solo la Chiesa e la mentalità cristiana hanno prodotto, e che oggi fanno campare di rendita – attraverso il terzo settore – l’attuale società, tanto per citare un esempio. Perché la bellezza è Tradizione, e la Tradizione è semplicità perché esprime un messaggio bello e semplice, dunque Vero, per citare G. Thibon. Allora, partendo da questa semplice osservazione induttiva, forse non è vero quello che ci propina un certo mainstream.
RS: Tu vivi da dentro il mondo della scuola: pensi che un libro come il tuo possa incidere? Vedi una qualche apertura, tra studenti o docenti, a mettere in discussione i soliti mantra storiografici?
GP: Non so quanto il mio li libro possa incidere. Ma nel momento in cui anche un solo docente e un solo alunno d’Italia dovessero leggerlo e approvarlo, mi riterrei soddisfatto. Secondo racconti altrui, miei studi personali e la mia esperienza diretta, sono finiti i tempi dell’indottrinamento ideologico dei professori sessantottini, che operavano senza tanti giri di parole seguendo un preciso schema di ammaestramento ideologico, Gramsci docet. Oggi, piuttosto, vedo un adattamento remissivo a qualsiasi cosa e nessun spirito critico. La scuola si è molto burocratizzata, di conseguenza viene meno proprio lo spirito critico anche da parte di molti docenti, e questo è un peccato perché la scuola dovrebbe essere luogo di cultura e confronto di idee; questa perdita di spirito critico, o meglio di curiosità, è anche più pericolosa del docente fanatico con barba e parka. Ma in ogni caso continuo a conoscere bravissime persone tra colleghi e soprattutto tra gli studenti, i quali questi ultimi hanno sete di Verità, come sorprendentemente mi ha detto di recente un mio alunno. Un altro alunno, sempre recentemente, mi ha mostrato il libro di don Bosco (Storia d’Italia) rieditato proprio dalla vostra casa editrice, chiedendomi cosa ne pensassi dell’acquisto. Avendolo letto in passato, gli ho detto che ha buon gusto e di farmi sapere cosa ne pensasse una volta finito. Credetemi che non gli ho detto niente! Concludo con un ultimo esempio: quando ho insegnato alle medie per tre anni, ai piccolini nell’ora di lettura, leggevamo le storie di santi e cavalieri di Louis de Wohl: non c’è stato un solo alunno che lo avesse disdegnato. Persino qualche genitore mi ha ringraziato per aver fatto conoscere questo autore che tratta egregiamente le sue storie. Ecco, questo per dire che c’è ancora del buono in questo mondo.
RS: Il 1° maggio il tuo libro sarà presentato alla giornata culturale di Radio Spada a Rubiera (RE), hai altre presentazioni in programma?
GP: Ora ho solo una data certa: alla Libreria La Bassanese il prossimo 12 maggio, la più importante del comprensorio per spirito di iniziative e offerta editoriale. Ho molte associazioni, congregazioni religiose e anche enti istituzionali importanti con i quali sto trattando una data, in giro per l’Italia. Non dico niente, non certo per scaramanzia, ma perché se dovesse saltare per un qualsiasi impedimento sarebbe un peccato aver creato l’aspettativa.
RS: Se dovessi fare un invito finale alla lettura, cosa diresti a chi sta scorrendo questa intervista?
GP: Non sono bravo in marketing… posso solo augurare una piacevole lettura, con la speranza di conoscere l’eroe che ha voluto cimentarsi nel viaggio de I DUE STENDARDI, un viaggio che va oltre lo stesso libro.
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