Davanti ad una scuola di Firenze a causa di un volantinaggio sgradito a qualcuno vi è stata una scazzottata tra studenti di destra e di sinistra. Questo il fatto di cui si occuperà la magistratura, parecchio diverso da quelli che contrassegnarono la stagione sanguinaria della guerra civile tra il 1919 e il 1922. Eppure il banale episodio è stato cavalcato per denunciare la presenza di un pericolo per la democrazia, che in Italia è minacciata solo da una parte, non dall’altra ben più numerosa ed agguerrita che spesso impedisce agli avversari di svolgere pacificamente le loro iniziative. L’antifascismo è un punto di riferimento per mobilitare una parte dell’elettorato contro il nemico assoluto anche se siamo nel 2023 e il Fascismo è finito da un pezzo. Fu lo stesso Gran Consiglio il 25 luglio del 1943 a porre fine al Fascismo Regime, ben prima della vittoria degli Alleati e dell’URSS, quando quell’Italia di destra che aveva accolto Mussolini decise di voltargli le spalle per scegliere gli anglo-americani. Sì, ci fu anche la coda della RSI ma fu più che una restaurazione del Regime, una scelta estetica e di principio, un’agonia romantica per i suoi protagonisti che non vollero arrendersi, durata seicento giorni. La guerra finì col trionfo degli Alleati a cui Yalta assegnò l’Italia. I fascisti (o i filo-fascisti o i non antifascisti come Piero Calamandrei…) erano stati nel Ventennio davvero tanti, non evaporarono nel nulla successivamente ma la nuova Costituzione vietò la ricostituzione del partito fascista, concedendo però agli stessi capi del Regime, dopo cinque anni, la possibilità di ricandidarsi alle elezioni. Qualcuno ha ironizzato sulle affermazioni di Pietro Senaldi sul fatto – ovvio – che anche i fascisti scrissero la Costituzione e basti pensare ad Amintore Fanfani che redasse proprio l’articolo numero uno, per tacere del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi che giurò sulla Costituzione pur essendo stato ministro di Mussolini.

Ma oggi, davvero esiste un “pericolo fascista” ossia la possibilità che decine di migliaia di squadristi organizzati possano prendere il potere con la violenza per istaurare una dittatura? Evidentemente no, se non altro perché lo Stato non è più quello debole del 1922 e questi squadristi non esistono neanche, né vi è un loro capo che possa soltanto lontanamente immaginare di ripetere una cosa simile. A cosa serve allora, oggi, l’antifascismo? A dissimulare le violenze dell’ultra-sinistra fornendo ad essa per fomentarla un fantasma perennemente operante? Solo in parte perché in realtà l’antifascismo è sì uno strumento emotivo ed irrazionale ma utilissimo per ben altre questioni, come il garantire la permanenza del potere politico e culturale di una parte a scapito delle altre. Studenti di destra organizzano una conferenza all’università o un volantinaggio davanti alle scuole? Va impedito con la forza perché sennò si dà agibilità al “fascismo”. Si propone di valorizzare il merito nelle scuole per rendere più competitivi i futuri cittadini adulti, di dare autonomia differenziata agli Enti Locali per stimolare una migliore gestione delle risorse o di aumentare le spese militari per avere un esercito europeo perché oggi, nelle sfide globali, lo strumento militare è comunque una carta fondamentale per avere prestigio, indurre deterrenza e aumentare la capacità di proiezione geopolitica? Niente da fare, tutto questo è “fascismo”. Si chiede pluralismo e confronto in ogni ambito pubblico per dare voce a tutte le culture politiche, senza che vi siano cittadelle, musei, biblioteche, premi o saloni occupati da una sola parte? Niente da fare, questo è “fascismo”. Si parla di riformare la Costituzione nella parte organizzativa dello Stato per avere più stabilità, con un sistema che elegge direttamente il Capo del Governo o il Presidente della Repubblica con poteri esecutivi, come avviene in diverse democrazie del mondo? Niente da fare, questo è “fascismo”. Si vuole organizzare un sistema statale o comunitario che non subisca passivamente il traffico di esseri umani gestito da trafficanti senza scrupoli, ma che decida chi, come e in che numero può legittimamente entrare nei nostri confini? Niente da fare, questo è “fascismo”. Si vuole amplificare il principio di sovranità monetaria, energetica, alimentare, tecnologica e sanitaria con politiche di potenza che rimettano al centro la decisione (nazionale o comunitaria) nello scacchiere internazionale, senza essere succubi delle multinazionali o di altri blocchi geopolitici? Niente da fare, questo è “fascismo”. Si chiede di togliere l’onorificenza della Repubblica concessa al Maresciallo Tito che perpetrò un genocidio contro i nostri concittadini ed una pulizia etnica con esodo di centinaia di migliaia di italiani? Niente da fare, questo è “fascismo”. Si vuole coniugare l’esigenza ecologica con la crescita economica ed occupazionale e con il diritto di non vedere tartassata la proprietà dei beni? Niente da fare, anche questo è “fascismo”. Se tutto questo è dunque “fascismo”, quindi non un’opinione diversa ma un “crimine” che viola la Costituzione, allora non si può neanche dialogare con chi, essendo “fascista” dovrebbe solo tornare nelle fogne o magari essere proprio eliminato, anche perché nel Gulag che vorrebbero gli antifascisti “uccidere un fascista non è reato”. Tutto questo solo perché si è profondamente anti-democratici e non si intende minimamente dare legittimità ai propri avversari. Resta una sola domanda da farsi: l’antifascismo 2023 nuoce più al fascismo o all’Italia?

Pietro Ferrari

Fonte Immagine: PIxabay

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