Volentieri presentiamo ai lettori questo importante estratto de La peste protestante, il Concilio di Trento, la nascita dei Gesuiti (Vol. 9 di Storia Universale della Chiesa):
[…] Gli effetti della «riforma» non corrisposero per nulla alle speranze date. Ben poco si stette a scorgere i pessimi frutti delle nuove dottrine: e sebbene per qualche tempo non si facesse gran caso di quel violento agitarsi delle passioni, dei mezzi poco onesti della polemica e di quell’universale rivolgimento, confortandosi con la speranza che i mali non sarebbero se non passeggeri e ben presto compensati da grandi beni, le delusioni però si fecero sentire sempre maggiori e più amare. In cambio di una riforma della vita morale e religiosa, sottentrò una maggiore corruzione, riconosciuta dagli stessi riformanti e dai loro successori, il disprezzo della preghiera e del culto divino, del battesimo, della Eucarestia, delle opere di misericordia, dell’onestà della vita, e la prevalenza dei vizi più grossolani, impudicizia, ubriachezza, spergiuri, bestemmie. In luogo di liberazione da vincoli indegni non si ebbe che un molto più duro servaggio; invece di aver soppresso la parola dell’uomo e dato luogo solo al verbo di Dio, ne seguì un giurare sull’autorità di Lutero e di Calvino; invece di un clero più degno, più costumato, più autorevole, una massa di predicanti scostumati, ignoranti, addentantisi l’un l’altro, disprezzati; in luogo del rifiorimento sperato delle pubbliche scuole, un imbarbarirsi continuo degli studi e un assottigliarsi degli studenti; in cambio della pretesa libertà d’insegnamento la censura più severa e tirannica; invece dell’abolizione delle pene contro gli eretici, la continuazione e l’inasprirsi delle persecuzioni senza obiettiva legittimazione. Con tutte le consolazioni del nuovo Vangelo, invase gli animi un terrore prima inaudito della morte; il suicidio e altri delitti divennero frequenti, il disordine o lo scompiglio crebbero spaventosamente; la superstizione fece vittime senza numero. La Bibbia, che si aveva sempre in bocca, era letta ben poco. La confusione giunse a tale che Lutero, Melantone e la più parte dei teologi non credevano di poterla spiegare altrimenti che per l’avvicinarsi dell’estremo giudizio, ma con ciò persistevano a dire che il Papa era l’Anticristo, abbominavano quanto vi fosse di cattolico, e disperatamente si precipitavano ogni dì più nell’eresia e nello scisma. I tentativi di unione tra calvinisti e luterani, prima e poi, fallirono sempre. Lo scisma partoriva scisma, e ne seguì una scissione enorme, che a poco a poco, nonostante i passeggeri trionfi delle dottrine dei novatori, le doveva trarre infallibilmente a rovina. E se non era il violento ingerirsi dei governi secolari, stante il malcontento dei predicanti e del popolo, ciò sarebbe avvenuto assai presto. Il popolo, spesso duramente oppresso, sospirava, finché ne fu viva la memoria, agli antichi tempi del Cattolicesimo e sopra tutto al sacrificio della Messa[i]. […]
La peste protestante, il Concilio di Trento, la nascita dei Gesuiti (Vol. 9 di Storia Universale della Chiesa)
[i] Testimonianze si trovano a profusione nell’opera del Dollinger sopra la riforma e nel Janssen, Gesch. des deutschen Volkes, particolarmente vol. VIII. L’epiteto di riformati fu usato nel 1580 nella formula di concordia è ancora dopo a significare tutti quelli che si erano separati dall’antica Chiesa; ma dal 1584 al 1614 per opposizione al luteranesimo, in Nassau, Brema, Auhalt, Assia, Brandenburgo e Palatinato, da prima con l’aggiunta «così detti». Il nome di luterano fu introdotto nel 1585 da Iacopo di Andrea nel Wurtemberg, in contrapposto ai riformati; nel secolo XVII riconosciuto senza contrasto. Heppe, Ursprung und Geschichte der Bezeichnungen, reformierte und luterische Kirche. Gotha, 1859. Becker, Der wesentliche Anteil Anhalts an der Festlegung der Bezeichnung «reformiert» als Kirchenname in Deutschland (Theol. Stud. und Kritik 1901, p. 242 ss).
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