Volentieri presentiamo questo importante estratto de La peste protestante, il Concilio di Trento, la nascita dei Gesuiti (Vol. 9 di Storia Universale della Chiesa).
[…] I magistrati ed il popolo approvarono la «costituzione della Chiesa» composta da Calvino e «il tribunale dei costumi», per cui si aveva a regolare, conforme ai prescritti dell’Evangelo, l’intera vita domestica e sociale dei cittadini. La costituzione ecclesiastica divenne legge fondamentale di Stato per la repubblica di Ginevra. La classe dei predicatori ebbe amplissimi privilegi, quasi come dianzi il clero cattolico: l’assemblea generale (congregazione di tutti i predicanti, ministri della parola divina) esercitava la soprintendenza o sopravveglianza, naturalmente sotto la condotta di Calvino. Il «concistoro» nuovamente istituito, constava di sei ecclesiastici e dodici laici; era un magistrato religioso ad un tempo e politico ed insieme una corte giudiziaria: il mancargli di riverenza punito come «ribellione contro Dio e la santa Riforma». Era insomma un formidabile tribunale d’inquisizione, il quale vigilava sui costumi e la frequenza dei cittadini alla chiesa, puniva i loro delitti, fra cui si noverano il ballo e la frequenza agli spettacoli ed alle osterie, eccettuatene cinque privilegiate perché tenute da buoni calvinisti; e perfino spiava i privati discorsi, fulminava scomuniche ed infine dannava all’esilio. I predicanti entravano nelle case, vi facevano visite regolari e prendevano informazione sulle cose più futili. La prigionia aspra, i castighi inumani, e finalmente nuovi strumenti di supplizio escogitati. Parimente una specie di confessione fu introdotta da Calvino. Prima della distribuzione della Cena, la quale si riceveva quattro volte l’anno, i comunicanti dovevano presentarsi a lui, e i meno istruiti vi erano ammaestrati, i bisognosi di speciale correzione ammoniti, gli angustiati di coscienza consolati. Predicazione e catechesi erano la sostanza del culto divino, a cui si aggiungeva il canto dei salmi e la preghiera. Immagini e ornamenti sbanditi dalla chiesa; lo squallore zuingliano conservato[i].
Il dittatore di Ginevra non pativa contraddizione alcuna: la sua parola era un’autorità infallibile. I suoi avversari lo accusavano di violentare le coscienze e rinnovare il Papismo, egli li chiamava libertini[ii]: e li soffocò parte con la forza del suo credito e della sua parola, parte con le punizioni crudeli del braccio secolare. Quanto al partito nazionale, a lui avverso, s’ingegnò ben egli di renderlo sospetto e di opprimerlo, e si fece un nuovo seguito, in particolare di molti francesi quivi accorsi, ciecamente a lui devoto. Egli accrebbe notabilmente le entrate: era indefesso alla fatica, predicava, scriveva, presedeva ai dibattimenti giudiziari, ordinava processi contro i maghi, i «propagatori di peste», gli eretici, e spadroneggiava in tutto con assoluto governo. Il famoso predicatore e traduttore della Bibbia, Sebastiano Castellio, che contradisse alla dottrina di lui sulla giustificazione, fu deposto e cacciato in esilio; parimente cacciato il medico Girolamo Volsec; incarcerato il consigliere Ameaux, e Giacomo Gruet giustiziato (nel 1548), perché aveva scritto lettere minaccevoli e dato il titolo di cane al riformatore e di tirannide al suo concistoro[iii]. E similmente avendo il Gentile accusato Calvino di errore nel dogma della Trinità, fu dannato a morte e non ne scampò che con una solenne ritrattazione: ma appresso (1566) fu decapitato a Berna come eretico[iv]. Così pure Michele Servede (Serveto), medico spagnolo, che aveva in un suo scritto impugnato il dogma della Trinità, preso mentre passava per Ginevra nel 1533, fu condannato per eretico da Calvino e bruciato. Calvino pubblicò allora un opuscolo difendendo la pena di morte contro gli eretici[v]. Melantone si congratulò con lui e dichiarò il medesimo sentimento in un suo giudizio. Era questo il sentimento che regnava senza contrasto, fra i riformatori[vi]. Così Calvino sollecitava il governo d’Inghilterra a sterminare con la spada tutti quelli che ripugnassero alla trasformazione protestantica della Chiesa, e segnatamente i cattolici[vii].
Né tutto ciò era in lui impeto di sdegno subitaneo, ma proposito di un odio cupo, che il tutto freddamente premeditava: dei supplizi crudeli era sempre encomiatore e protettore; contro chi gli movesse biasimo o contrasto, inesorabile. Alcuni furono incarcerati da lui, solo per aver ballato ad una festa di nozze, come il Le Fevre; e il suo stesso genero Perrin, essendo uscito in minacce contro il riformatore, fu costretto a fuggirsene in Francia, e bruciato in effigie a Ginevra. Come nella città, così anche nel contado di Ginevra fu piantato con la violenza il nuovo Evangelo; il popolo, che strepitava contro di esso e contro i predicanti spesse volte scostumati, fu represso duramente, non tollerato più dai magistrati alcun motto o vestigio dell’antica religione, punita di prigionia l’astinenza delle carni in venerdì, costretti di forza molti contadini ad assistere alle prediche calvinistiche[viii].
La peste protestante, il Concilio di Trento, la nascita dei Gesuiti (Vol. 9 di Storia Universale della Chiesa)
[i] Ordonnances ecclés. de l’église de Genéve, presso il Richter, Die evangel. Kirchenordnungen des 16. Jahrh. I, 342 ss. Bonner Monatschrift fur die evangel. Kirche Jahrb. 1846. Formula di scomunica usata dal Calvino, presso il Kober, Der Kirchenbann p. 16. Galli, Die luther. und calvin. Kirchenstrafen in Reformationszeitalter. Breslau, 1878. Erichson, Die calvin. und altstrassburgische Gottesdienstordnung. Strassburg, 1894.
[ii] Libertins (libertini), anche egrénés (triviali, rovinati, dissipati). Calv. au ministres de l’eglise de Neufchatel contro la secte fanatique et furieuse des Libertins (Gen. 1544), p. 8. Mahly, Sebast. Castellio. Basel, 1862. Buisson, S. Castellion. 2 voll. Paris 1892.
[iii] Intorno a Bolsec, Ameaux, Gruet v. Galiffe, Quelques pages d’histoire exacte sur les procès intentès à Genève en 1547. Genève, 1862; Nouvelles pages d’hist. exacte. Ibid., 1863.
[iv] Il calabrese Giov. Val. Gentile, prima triteista, indi ariano, aveva affisso egli stesso alle sue tesi la condizione della pena di morte per quello che nella disputa pubblica fosse trovato eretico. Bened. Aret.. hist. de supplicio Val. Gentilis, presso il Guericke, Kirchengesch. III, 435, n. 2. Egli fuggì poi da Ginevra in Francia e in Polonia, tornò nella Svizzera dopo la morte di Calvino: morì decapitato il 9 settembre 1566.
[v] L’opera di M. Servede (De erroribus Trinitatis libri 7) del 1531, è menzionata dall’Aleandro nel 1532 (Laemmer, Mon. Vat. p. 109, n. 84). Il Bucero nel 1531 dal pulpito di Strasburgo, lo dichiarò degno della morte più ignominiosa. Il Servede insegnava: Gesù uomo è figlio di Dio, perchè Iddio nella concezione prodigiosa di Maria tenne luogo di padre: egli ebbe partecipata la pienezza della divinità, ma senza l’unione ipostatica delle due nature. Il Servede scrisse ancora il Dial. de Trin. I. 7 e Christianismi restitutio. Mosheim, Neue Nachrichten von Servet. Helmstadt, 1750. G. L. B. Plunjer, De Mich. Serveti doctrina. Jenae, 1876. Brunnemann, Michael Servetus. Aktenmassige Darstellung des 1553 in Genf gegen ihn gefuhrten Kriminalprozesses. Berlin, 1865. Calvin, Fidelis expositio errorom. M. Serveti et brevis eorum refutatio, ubi docetur iure gladii coercendos esse haereticos. 1554; Calv. Opusc. p. 686 s. Similmente T. Beza, De haereticis a civili magistratu puniendis 1554. Il Beza voleva pure fossero giustiziati gli antitrinitarii, ancorchè si ritrattassero. Tollin, Das Lehrsystem M. Servets. 5 voll. Gutersloh, 1876-1878. Spiess, Mich. Servets Wiederherstellung des Christen ums. 2 voll. Wiesbaden, 1892-1895. Amallo y Mauget, Hist. critica de Miguel de Servet. Madrid, 1888. Van der Linden, Michael Servet, een brandoffer de gereferm. Inquisitie. Gronigen, 1891. Choisy, Le procès et le bucher de M. Servet (Rev. chrét. 3° ser. XVIII, 1904, 269 ss.).
[vi] Melantone il quale esigeva anche pene corporali contro i cattolici (Corp. Reform. IX; 77), si congratulò con Calvino (Epp. Calv. n. 187). Cfr.: il suo parere Consilia et iudicia theol., ed. Pezel, II, 204). Paulus, Melanchthon und die Gewissensfreiheit (Katholik 1897, I, 546 ss., II, 534 ss.); Luther und Gewissensfreiheit. Munchen, 1905 (Glauben und Wissen): Servets Hinrichtung im lutherischen Urteil (Histor.-polit. Bl. CXXXVI,1905, 161 ss. Kohler, Reformation und Ketzer-prozess. Tubingen, 1901.
[vii] Calvino al duca di Sommerset, V. Epist., ed. Genev. 1579, p. 40.
[viii] T. Gaberel, Hist. de l’église de Genève depuis le commencement de la réform. 3 voll. Genéve, 1858-1862. Rouquette, L’inquisition protestante. Les victimes de Calvin. Par., 1906.
Immagine in evidenza: Pubblico Dominio da qui.