di Luca Fumagalli

Pubblicato per la prima volta nell’autunno del 1954, Essere figlio di Oscar WildeSon of Oscar Wilde nell’edizione originale – è uno dei più pregiati pezzi della vasta collezione di memoriali legati alla figura umana ed artistica del grande scrittore irlandese. Se non altro perché l’autore è il suo secondogenito, Vyvyan Holland, il quale, all’epoca dei famosi processi che costarono la prigione al genitore, era ancora troppo giovane per capire quello che stava accadendo intorno a lui. Sapeva unicamente che era stato costretto a mutare cognome e a lasciare in fretta e furia l’Inghilterra per evitare gli strascichi di un misterioso scandalo che si era abbattuto sulla sua famiglia. Solo con il passare degli anni arrivò a comprendere la verità: poco alla volta venne a patti col proprio passato doloroso fino a riconoscere in Wilde una vittima degli eventi, un agnello sacrificale sull’altare dell’ipocrisia diffusa.

Come mai Holland, egli stesso autore e traduttore, abbia aspettato quasi i settant’anni per scrivere un libro sul proprio genitore, prendendone in qualche misura le difese, è spiegato da Alec Waugh in un passaggio del suo My Brother Evelyn and Other Profiles: «Raramente gli ho sentito nominare il nome del padre […]. Parte della sua riluttanza era una forma di autodifesa, niente di più normale, e spesso si è risentito per essere stato disturbato da omosessuali, stranieri in gran parte, che volevano rendere omaggio alla sacra memoria di “Oscar il martire”. C’era anche un altro punto. Lui aveva adorato sua madre e aveva visto l’infelicità che le aveva procurato quella vicenda: non sopportava che suo padre le avesse inflitto un tale dolore. Ma la lealtà non gli avrebbe permesso di dire una parola contro di lui. […] Durante la guerra sposò Thelma Besant che era cresciuta quando lo scandalo degli anni ’90 era stato quasi dimenticato. Per lei, il nome di Oscar Wilde andava considerato con orgoglio. Gradualmente e con grande tatto, ruppe la barriera». Del resto era venuto anche il momento di correggere quegli errori e quelle mistificazioni sulla vita e la carriera del padre che circolavano da troppo tempo e da cui nemmeno i lavori biografici più accurati erano esenti.

Essere figlio di Oscar Wilde, dopo una rapida carrellata dedicata ai fatti salienti della vita dello scrittore antecedenti alla nascita di Holland, nel 1886, prosegue con la descrizione dell’infanzia felice di quest’ultimo, caratterizzata tra l’altro da un padre che, cosa insolita per l’epoca, spendeva parecchio tempo con i propri figli, tra divertimenti e giochi. L’idillio finì all’improvviso nell’annus horribilis 1895: i ragazzi e la madre se ne andarono prima in Svizzera e poi in Germania, tentando di lasciarsi alle spalle un passato ingombrante e di ricominciare tutto daccapo. Vyvyan, che come il fratello maggiore Cyril da allora non rivide mai più il genitore, proseguì i suoi studi presso i gesuiti nel principato di Monaco e in Inghilterra, convertendosi infine al cattolicesimo. In ciò fu più risoluto di Wilde il quale, nonostante una fascinazione durata tutta la vita, venne accolto nella Chiesa solamente sul letto di morte. Una volta scomparsi sia la madre che il padre, il giovane Holland si iscrisse alla facoltà di legge a Cambridge dove conobbe il futuro scrittore Ronald Firbank, anch’egli un convertito (nessun accenno invece alla sua amicizia con mons. Robert Hugh Benson, autore del famoso romanzo apologetico Il padrone del mondo, ma in Essere figlio di Oscar Wilde simili reticenze, purtroppo, non sono rare). Incontrò pure Robert Ross, amico fidato di Wilde e custode del suo patrimonio letterario, che per primo gli parlò diffusamente dei meriti del padre. Il volume si chiude nell’estate del 1909 con la traslazione delle spoglie dello scrittore irlandese dal cimitero parigino di Bagneux a Père-Lachaise.

Se da un certo punto di vista Essere figlio di Oscar Wilde potrebbe apparire un testo vecchio e impreciso, superato per qualità dai più recenti studi, dall’altro conserva tutto il fascino di un racconto di prima mano in cui un artista geniale è descritto in maniera equilibrata da un figlio che si è ritrovato a indossare suo malgrado gli scomodi panni della vittima innocente. Con una prosa asciutta a diretta, priva di inutili fronzoli, Holland mette nero su bianco la sua sofferenza e quella del fratello – destinato a essere ucciso da un cecchino tedesco durante la Grande guerra –, rimarcando pure la forza d’animo della madre, Constance Lloyd, che da sola seppe affrontare molte avversità.

Grazie a La Lepre Edizioni il libro di Holland, impreziosito da diverse appendici d’approfondimento, è stato finalmente messo a disposizione del pubblico italiano nell’ottima traduzione di Lucia Matano. Si tratta a maggior ragione di un’opportunità di lettura da non lasciarsi sfuggire, anche solo per verificare la profondità spirituale di uno scrittore troppo spesso vittima di letture ideologiche e parziali.

Il libro: V. HOLLAND, Essere figlio di Oscar Wilde, La Lepre Edizioni, Roma, 2023, 312 pagine, 24 Euro.



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L’immagine di copertina è tratta da www.sololibri.net