Ignatius von Senestrey nacque a Bärnau, in Baviera, il 13 luglio 1818. Compiuti gli studi presso il Collegio Germanico dei Padri Gesuiti a Roma, dove pure ricevette la sacra ordinazione il 19 marzo 1842. Esercitò la cura d’anima in varie parti della Baviera, quindi nel 1853 fu annoverato fra i Canonici di Eichstätt. Nel concistoro del 18 marzo 1858, dietro presentazione del re Massimiliano II, Pio IX lo preconizzò Vescovo di Ratisbona. Ricevette la consacrazione il 2 maggio 1858 per le mani del nunzio Flavio Chigi. Tra gli atti del suo episcopato si ricordano la fondazione di molti seminari e i lavori di complemento del Duomo di Ratisbona. Nel 1862, intervenendo alla canonizzazione dei Martiri Giapponesi, ricevette il titolo di Assistente al Soglio. Decisamente antiliberale e intransigente, nel 1859 scrisse una lettera a Pio IX in difesa del potere temporale e fu spesso in contrasto col governo bavarese. Nel 1867 fece voto ai santi Apostoli Pietro e Paolo di fare tutto il possibile per la definizione dogmatica dell’infallibilità papale; la qual cosa egregiamente in sede conciliare. Nel 1893 Leone XIII, in segno di special distinzione, gli inviò il pallio. Morì a Ratisbona il 16 agosto 1906.
Per celebrarne i meriti verso la Fede Romana riproponiamo in traduzione italiana alcuni estratti del discorso che tenne ai padri conciliari il 28 maggio 1870.
In questo sacro consesso abbiamo udito non poche cose che, se non vengono corrette, possono generare il sospetto che la Germania cattolica tenga con minor fedeltà la dottrina, comune nella Chiesa, dell’infallibile autorità del Romano Pontefice. Perché nessuno lo pensi farò appello ad alcuni nomi noti anche fuori della Germania.
Primieramente il santissimo e dottissimo mio antecessore sulla cattedra di Ratisbona, il beato Alberto Magno, massimo luminare della Germania, maestro di san Tommaso d’Aquino … Egli nelle commento al capo XVI di san Matteo, riprendendo l’avita esegesi, scrive: « “Darò a te”. A te singolarmente, non nel senso che singolarmente la persona di Pietro abbia ricevuto le chiavi, ma nel senso che nell’unità dell’ordine della Chiesa, uno solo è colui che ricevette la pienezza della potestà, e questi è il successore di Pietro, che è lo stesso che Pietro quanto alla potestà». Poiché dunque ebbe Pietro la pienezza della potestà e il privilegio di non errare nella fede, questa stessa potestà e questo stesso privilegio di non errare nella fede debbono averlo pure tutti i successori di Pietro, che in ragione del proprio ufficio sono lo stesso che Pietro quanto alla potestà».
E nel commento al capitolo XXII di san Luca, così insegna: « “Io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno”. Questa è una prova in favore della sede di Pietro e del suo successore, che la fede di lui non verrà meno fino alla fine».
E anche un altro sommo e santissimo uomo, che meritò di essere chiamato secondo Apostolo di Germania, il beato Pietro Canisio … egli nella sua celeberrima somma della dottrina cristiana, con poche parole, così enunzia la verità cattolica: «Sempre fu nelle mani dei Sommi Pontefici la suprema potestà di definire le cose di fede». E nelle note spiega questa sentenza con quelle stesse autorità, in base alle quali i teologi sogliono provare l’infallibile autorità dei Romani Pontefici nel definire le cose sacre … e contro i perfidi detrattori dei Sommi Pontefici esclama: «Ergo è da serbare l’onore suo, della Cattedra di Pietro, al netto di come viva colui che vi preside; egli con certezza a ragione della Cattedra per divina ordinazione ha questo privilegio di non insegnare eresia alcuna né di patire difetto di fede, dal momento che Cristo pregò e supplicò perché non venisse meno la fede di Pietro, di colui che deve confermare nella vera dottrina tutte le genti». Queste parole del beato Pietro Canisio hanno la loro importanza contro quelli che ritengono che il Romano Pontefice per essere infallibile debba essere anche impeccabile …
Rilevo che coloro i quali furono chiarissimi per scienza nelle varie Università e Collegi di Germania tutti insegnarono costantemente la dottrina del supremo e infallibile magistero dei Romani Pontefici come verità rivelata, continua e comune fin dalle nascita della Chiesa; e la comprovarono con testimonianze delle Scritture e della Tradizione e con ragioni teologiche. Su questo argomento, non c’è stato dissenso fra le scuole teologiche di Germania, nessun dubbio nel popolo cattolico, fino a quei tempi che son reputati di illuminazione e schiarimento [l’età dei Lumi], quando cioè Febronio, propagate in lungo e in largo idee nate fuori della Germania cattolica, bevve da fonti impure errori pestiferi e li diffuse; quando pervasi da quelle idee non soltanto i principi secolari si davano da fare per arraffare la potestà ecclesiastica, ma anche i principali presuli di Germania, congregati presso le terme di Ems, cupidi di falsa libertà, si spinsero ad aggredire l’autorità e i diritti della Sede Apostolica. Ecco da allora la sentenza discorde nei discorsi; ecco da allora celebrata, promossa e praticata dai governi la perversità febroniana; ecco da allora la rovina delle scuole teologiche corrotte dai governi; ecco da allora i moniti e i giudizi continui della Sede Apostolica contro gli errori crescenti; ecco da allora dubbi e insane opinione anche fra gli eruditi cattolici; ecco invero da allora immensi danni per la cattolicità. Né tuttavia il nuovo errore vinse e rimosse l’antica verità, né si corruppe il retto sentire del popolo cattolico. Questo crede infatti che ai supremi decreti e giudizi della Sede Apostolica in materia di fede e morale non solo bisogna prestare l’ obbedienza non solo con la bocca, ma anche col cuore, e l’assenso interno della mente; il che nessuno può legittimamente postulare, nessuno può rettamente prestare, ove l’autorità non sia immune da errore.
Questa fece il popolo l’apprese dagli avi; la mia diocesi la professa per bocca del beato Alberto Magno e del beato Pietro Canisio; i sacerdoti l’insegnano; nelle quattro diocesi di Baviera, nelle quali ebbi cura d’anime, la ritrovai ferma a tal punto che non si possa professare e sostenere senza grande offesa di tutte le persone pie …
Negli ultimi tempi, alcuni sinodi provinciali in Germania, seguendo le orme dei Sinodi di Colonia e di Praga, non hanno forse apertamente professato questa stessa antica e comune dottrina? Da ciò chiaramente consegue che la fede cattolica della Germania non deve considerarsi in base a certe turbe di novatori, né in base alle azioni dei governi, né in base agli scritti e ai clamori di temerari che ora brigano per presentarsi come cattolici, ma nei fatti non cessano dal negare il nome cattolico.
Il popolo e il clero fedele venera l’autorità infallibile del concilio ecumenico; non teme la sua definizione in questa materia né ritengono che venga introdotta una dottrina nuova, ma si rallegreranno per la conferma di una verità antica che viene con maggior efficacia proposta e stabilita …
Figure già trattate sul sito (sono escluse le innumerevoli figure trattate sulla pagina Facebook)
Monsignor Beniamino Socche
Don Juan de Ribera
Giuseppe II di Costantinopoli
Monsignor Florentino Asensio Barroso
Monsignori Pierre-Louis de La Rochefoucauld-Bayers, François-Joseph de La Rochefoucauld-Maumont e Jean-Marie du Lau d’Alleman
Monsignor Giuseppe Melas
Monsignor Alessandro Domenico Varesini
San Giosafat Vescovo e Martire
Monsignor Salvator Angelo Maria Demartis O.Carm.
Mons. Francesco Zunnui Casula
Mons. Tommaso Michele Salzano O.P.
Monsignor John Mc Evilly
Fray Ezequiél Moreno y Díaz
Monsignor Josep Caixal i Estradé
Monsignor Pál Tomori
Monsignor Gerardo de Proença de Sigaud
Monsignor Pietro Doimo Maupas
Monsignor Fra’ Bonfiglio Mura
Mons. Emanuele Marongiu Nurra
Monsignor Charles-Amable De la Tour d’Auvergne Lauraguais
Monsignor Pierre Gervais Marie Carrier
Monsignor Diego Marongio Delrio
Monsignor Charles Emile Freppel
Monsignor Giovanni Francesco Fara
Monsignor Fra’ Salvator Angelo Maria Demartis O.Carm.
Monsignor Luigi Fransoni
Mar Ivanios, primo Metropolita dei cattolici siro-malankaresi
Monsignor Manuel Basulto Jiménez
Monsignor Manuel Borrás Ferré
Monsignor Salvio Huix Miralpéix C.O.
Monsignor Cruz Laplana y Laguna
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