Continua oggi la serie dedicata all’episcopato spagnolo martire durante la persecuzione religiosa del 1936-1939, con la figure di un figlio di San Filippo Neri: l’Eccellenza Huix Miralpéix, Vescovo di Lerida, già Amministratore Apostolico di Ibiza.
Salvio (Salvi in catalano) Huix Miralpéix nacque il 22 dicembre 1877 nel casa avita degli Huix a Santa Margarita de Vellors, provincia di Gerona e Diocesi di Vich. Crebbe in un ambiente profondamente cattolico: sua madre lo consacrò alla Vergine tre giorni dopo la nascita; suo padre, praticava con frequenza gli esercizi spirituali, esprimendo come proposito: “Morire, se necessario, per il Papa”. A dodici anni fece ingresso nel Seminario di Vich e dopo quattordici anni di studio, il 19 settembre 1903, fu ordinato sacerdote. Nel 1907 fece ingresso nella Congregazione dell’Oratorio. Esercitò con frutto il ministero del confessionale e della direzione spirituale quanto la funzione di professore di Ascetica e Mistica presso il Seminario della Diocesi. L’attività del padre Huix Miralpéix si estese anche alla direzione delle locali Congregazioni Mariane, infondendo in tutti un grande amore a Gesù e Maria. Non stupisce dunque che il Nunzio Apostolico (poi Cardinale), mons. Federico Tedeschini, notasse questo zelante sacerdote filippino, già preposito dell’Oratorio di Vich, e lo facesse conoscere a Roma. Così il 16 febbraio 1928 Pio XI lo elesse Vescovo della Chiesa Titolare di Selimbra e lo designò Amministratore Apostolico di della Diocesi di Ibiza, alla quale si volle iniziare restituire una sua giurisdizione propria, indipendente dal Vescovo di Maiorca. Fu consacrato il 15 aprile dello stesso anno nella Cattedrale di Vich dal Nunzio, assistito dai monsignori José Miralles y Sbert, Vescovo di Barcellona, e Juan Perelló y Pou, Vescovo di Vich. Resse la diocesi principalmente inculcando nel popolo le devozioni a Gesù e Maria e la pratica degli Esercizi Spirituali; quindi curando con la massima attenzione la formazione dei sacerdoti, necessaria alla formazione cristiana dell’infanzia e della gioventù in tempi di traviamento intellettuale. A seguito del cambio di regime del 1931, dovette far fronte al laicismo della Seconda Repubblica. Alle leggi antireligiosi di essa contrappose non solo la protesta formale, ma anche la giusta riparazione alla maestà divina scoronata. Così, quando nel 1932 il governo decretò la rimozione delle croci dai cimiteri, in tutta Ibiza si fecero processione penitenziali particolarmente commoventi, alle quali il Vescovo prese parte personalmente assieme al Capitolo. Con decreto della Concistoriale del 28 gennaio 1935 Pio XI lo trasferì alla Chiesa vescovile di Lérida, che ebbe così la gran ventura di essere imporporata del suo sangue di martire. Allo scoppio della guerra civile, in un primo momento si nascose in un frutteto fuori città, ma al fine di non mettere in pericolo coloro che lo ospitavano, decise di presentarsi spontaneamente ad un blocco di armati. Notando fra essi alcuni membri della guardia civil, affermò di volersi porre sotto la loro protezione: il che destò una certa sorpresa in tutta quella sbirraglia. Fu allora messo in carcere, con l’intento di proteggerlo dai gruppi più sanguinosi. Anche in questi frangenti Mons. Huix Miralpéix non venne meno alla cura del suo popolo: confortò con amore gli altri imprigionati e, per grazia di Dio e di un prete che riuscì ad introdurre la comunione nel carcere, poté celebrare con essi la festa patronale spagnola di San Giacomo. Si avvicinava però l’ora del martirio. Volendo far fuori il Prelato, rappresentante di quella Spagna cattolica che volevano cancellare, i membri dei “comitati antifascisti”, colsero la palla al balzo quando da Barcellona venne l’ordine di trasferimento di alcuni detenuti: formato un gruppo di venti laici, ad essi fu aggiunto il Vescovo. Carcerieri e prigionieri si misero in cammino verso la capitale della Catalogna, ma ecco che un altro gruppo di miliziani blocca la loro avanzata. Probabilmente si trattò di una pantomima per uccidere quei ventuno “controrivoluzionari”, che infatti furono tutti e ventuno fucilati. Era il 5 agosto 1936, festa della Madonna della Neve, patrona di Ibizia, che prima aveva beneficiato dell’episcopato di monsignor Huix Miralpéix, il quale sigillava col suo sangue quel proposito che aveva fatto anni prima di ritorno da Roma: “Abbiamo sentito come i nostri cuori palpitassero di una fede rinnovata e confermata, di un’adesione più filiale al Santo Padre, di un vivo entusiasmo e di un fermo proposito di maggiore fedeltà, fedeltà fino alla morte e al martirio se necessario, con l’aiuto della grazia divina”
Figure già trattate sul sito (sono escluse le innumerevoli figure trattate sulla pagina Facebook)
Monsignor Beniamino Socche
Don Juan de Ribera
Giuseppe II di Costantinopoli
Monsignor Florentino Asensio Barroso
Monsignori Pierre-Louis de La Rochefoucauld-Bayers, François-Joseph de La Rochefoucauld-Maumont e Jean-Marie du Lau d’Alleman
Monsignor Giuseppe Melas
Monsignor Alessandro Domenico Varesini
San Giosafat Vescovo e Martire
Monsignor Salvator Angelo Maria Demartis O.Carm.
Mons. Francesco Zunnui Casula
Mons. Tommaso Michele Salzano O.P.
Monsignor John Mc Evilly
Fray Ezequiél Moreno y Díaz
Monsignor Josep Caixal i Estradé
Monsignor Pál Tomori
Monsignor Gerardo de Proença de Sigaud
Monsignor Pietro Doimo Maupas
Monsignor Fra’ Bonfiglio Mura
Mons. Emanuele Marongiu Nurra
Monsignor Charles-Amable De la Tour d’Auvergne Lauraguais
Monsignor Pierre Gervais Marie Carrier
Monsignor Diego Marongio Delrio
Monsignor Charles Emile Freppel
Monsignor Giovanni Francesco Fara
Monsignor Fra’ Salvator Angelo Maria Demartis O.Carm.
Monsignor Luigi Fransoni
Mar Ivanios, primo Metropolita dei cattolici siro-malankaresi
Monsignor Manuel Basulto Jiménez
Monsignor Manuel Borrás Ferré
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fonte immagine filipini.eu