Il testo che segue è tratto dal Compendio delle meditazioni del padre Fabio Ambrogio Spinola della Compagnia di Gesù (Venezia, 1791). Fabio Ambrogio Spinola (1593-1571), membro dell’importante famiglia genovese, fu fra i più importanti Gesuiti del suo tempo. Insegnò presso il Collegio Romano, fu rettore del Collegio Germanico e fu amministratore della Casa Professa della sua città. Scrisse varie opere ascetiche e agiografiche, e fra queste ultime la vita di Carlo Spinola, gesuita martirizzato in Giappone il 10 settembre 1622 e beatificato da Pio IX il 7 luglio 1867.

Meditazione per il 10 Agosto, Festa di S. Lorenzo Martire, sul grano del frumento.
Amen, amen, dico vobis, nisi granum frumenti cadens in terram, mortuum fúerit, ipsum solum manet: si autem mortuum fuerit, multum fructum affert
(Ioan. 12, 24)

1. Considera che sebbene l’Evangelo d’oggi è comune a tutti į Martiri, anzi anche a tutti i Confessori – a tutti i Martiri, perché con lasciar la vita per Cristo, la ricuperano migliore in Cristo; a tutti i Confessori, perché, con la continua mortificazione domando l’uomo esteriore, vivono a una vita interiore che durerà in eterno – con tutto ciò Santa Chiesa l’appropria a S. Ignazio Martire ed a S. Lorenzo, perché nel desiderio di morir per Cristo non ebbero pari e nella pratica d’ogni virtù si resero ammirabili. “Frumentum Christi sum: dentibus bestiarum molar, ut panis mundus inveniar“, così protestava il primo; “Quo progrederis sine filio, Pater?”, così a S. Sisto Papa, andando al martirio, il secondo, supplicandolo a calde lagrime d’ammetterlo compagno dei suoi tormenti. E che fortezza d’animo non dimostrò nell’esser bruciato a fuoco lento? Che amore hai tu al patire per chi ha patito tanto per te? Esaminati.
2. Considera come si disponesse Lorenzo a sì segnalata grazia. Si dispose con la pratica d’un’angelica purità, con l’esercizio incessante d’opere di misericordia, e spirituale e corporale, e soprattutto col tenere sempre accesa nel cuore la fiamma del divino amore. Per la sua rara purità merito di ricevere il Diaconato, che sol si conferisce merito precipue castitatis. L’opere di carità furono tutto il viver suo, come si ha dalla storia della vita sua. Come si trova in te siffatto esercizio? Che studio poni nella conservazione della castità? Che amore hai verso i poveri? Che sollecitudine di levarli dalle loro miserie?
Ove poi spiccò questo Santo Levita fu nell’amor di Dio, talmente che poté dir di lui S. Leone Papa: Segnior fuit ignis, qui foris ussit, quam qui intus accendit. Se dov’è l’amore non si sente il dolore, quanto convien dire fosse ardentistimo l’amor di Lorenzo, che pei tormenti cercava il tormento maggiore e ne giubilava: “Gratias tibi ago, Domine“, e ne insultava il tiranno: “Assatum est iam, versa et manduca”. Oh, confusione la nostra, che non sappiamo soffrire senza lagnarci la minima tribolazione o contraddizione! Oh inganno del nostro cuore, che ciò nonostante ci lusinga d’aver l’amore di Dio! Sospiriamo almanco una scintilla del fuoco interno di Lorenzo, ed ottenutala, capiremo meglio quanto ci dice.


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