Volentieri offriamo ai lettori questo prezioso estratto del vol. X della Storia universale della Chiesa: Le guerre di religione, le controversie dottrinali, le grandi missioni.

Vecchio (e debole) cavallo di battaglia degli autori anti-cattolici, il caso Galilei fa discutere ancora oggi. La vicenda fu più semplice di come venne poi dipinta: non riguardava in generale il dogma (ovvero l’inerranza biblica) ma l’interpretazione della Scrittura, non l’infallibilità ma la prudenza. Certe affermazioni richiedevano più prove, e persino Paul Karl Feyerabend, filosofo «anarchico» della scienza, difese le ragioni della Chiesa in quella storia. Molto belle anche le note a piè di pagina di questo estratto.


[…] Quello [il sistema di Copernico] infatti poteva bensì spiegare più facilmente, a maniera d’ipotesi, i fenomeni siderici, ma dato come tesi, nelle condizioni della scienza a quel tempo, incontrava rispetto ai fenomeni della terra, difficoltà insormontabili.

Così anche fisici e astronomi famosi lo ritenevano come insussistente e ridicolo; né lo stesso grande Galileo Galilei (+1642) bastava a sciogliere le opposizioni che gli si movevano, anzi dava spiegazioni tali che poi si dovettero al tutto abbandonare, benché la dottrina in sé trionfasse universalmente.

La prima opposizione contro il sistema copernicano fondata sulla Bibbia mosse da Melantone e da altri protestanti. Né i teologi cattolici potevano levarsi con minor zelo contro una sentenza che pareva ripugnasse alla lettera della Scrittura. La causa di Galileo, per altro, non si sarebbe mai trattata davanti alla congregazione dell’Inquisizione, se egli, giusta il consiglio di teologi suoi benevoli, si fosse contenuto nei termini della scienza fisica e astronomica, senza farne una questione teologica e biblica. Allora (1616) egli fu citato a Roma dalla congregazione dell’Indice; e impostogli silenzio non l’osservò. Quindi, come tribunale giudiziario, la congregazione dell’Inquisizione lo giudicò (1633), trattandolo con estrema dolcezza, sebbene convinto di mancata parola, né usò contro di lui alcuna maniera di tortura[i]; ma non poté fare che non si attenesse alla regola generale; doversi la Scrittura interpretare letteralmente, conforme all’unanime consenso dei Padri, fino a che non si porti dimostrazione certa in contrario.

Questa dimostrazione non si era ancor data, anche a giudizio di quasi tutti gli uomini intendenti dell’argomento; fino allora non si aveva innanzi che un’ipotesi, confortata bensì da diverse congetture, ma bisognosa ancora di altri studi. Essa pertanto, nel 1616 e 1633 – secondo lo stato della scienza d’allora e per evitare ogni abuso della Bibbia – fu dichiarata falsa e contraria alla Scrittura. Il Copernico aveva potuto senza contrasto mettere fuori tale asserzione: contro di essa, proposta per via di ipotesi, nulla si era adoperato, ma solo quando fu voluta difendere come verità assoluta e con abuso della Scrittura. Molto più acerbamente si condussero i protestanti contro il Keplero, accusandolo di scostarsi nella sua astronomia dalla Bibbia.

Il cardinale Bellarmino e anche Papa Urbano VIII avevano dato al dotto inventore molte dimostrazioni di favore e protettolo molto tempo; ma la condotta di lui, giusta il diritto vigente, doveva dar luogo ad un’inchiesta. I decreti della congregazione dell’Indice (1616) e dell’Inquisizione (1633) non provenivano punto dal magistero infallibile della Chiesa, poiché qui non si trattava in genere di definizione dogmatica; e appresso, quando la dimostrazione del movimento della terra fu data con evidenza, venne tolto il divieto degli scritti di Copernico e del Galileo. Già s. Tommaso aveva presentito la necessità di maggiori ricerche sulle ipotesi degli astronomi: le solide scoperte sul peso dell’aria, sulla parallasse delle stelle fisse, sul moto annuale e giornaliero si fecero solo poi[ii].

In Italia appunto progredivano libere e senza impacci matematica, geografia, scienze naturali. Ulisse Aldovrandi aveva a queste aperta una nuova via. La Chiesa, conforme è suo dovere, si ingegnava a tener lontani gli errori, ma non avversava già i progressi delle scienze, finché si contenessero nella loro cerchia. Né altrimenti avveniva della filosofia, in cui gli Aristotelici come i loro avversari trascorrevano a molti errori. Del resto con le investigazioni filosofiche andavano allora confuse le ricerche fisiche e della storia naturale. Francesco Patrizi combatté Aristotele e provò a tirare una tradizione filosofica da Ermete Trismegisto. Egli non fu punto condannato dalla Chiesa, come necessariamente furono il Campanella ed altri.

Dalla scuola del Galilei uscirono dei dotti che in rigorosa argomentazione congiunsero le scienze speculative con le sperimentali, come Orazio Ricasoli Rucellai. Il cardinale Leopoldo de’ Medici tentò, dopo il Galilei, di ravvivare l’Accademia fiorentina, la quale si studiò a temperare Aristotele con Platone e a promuovere lo studio di Dante e del Petrarca[iii].

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[i] L’Inquisizione condannò bensì il Galilei dopo l’abiura alla prigionia, ma questa fu tosto commutata dal Papa nell’obbligo di risedere nel palazzo dell’ambasciatore di Firenze (1633).

[ii] Il Reusch crede (Theol. Lit.-Bl. 1876, p. 461) che l’ordine del Papa d’inviare copia della sentenza e della formula di ritrattazione a tutti i nunzi e inquisitori, di farla leggere ai professori in Firenze ecc., si accosti abbastanza alla forma richiesta dallo Scheeben (Dogmatik I, 250, n. 568) per la confermazione pontificia. Ma con ciò non è punto dimostrato, che la materia sia stata mutata da tale conferma; il decreto disciplinare persiste tale, nè con la conferma diviene una definizione ex cathedra (cfr. Scheeben l. c. I, 251, n° 569). La più parte dei dotti erano allora contro Galileo, come Tycho de Brahe, Alessandro Tassoni, Cristoforo Scheiner, Antonio Delphin, Giusto Lipsio. È notabile il passo di s. Tommaso, lect. 17 in Aristotel. 1. 2 de coelo: Suppositiones, quas adiuvenerunt astrologi, non est necessarium esse veras quia forte secundum aliquem alium modum nondum ab hominibus comprehensum apparentia inter stellas salvatur.

[iii] Ranke, Rom. Papste I, 482 ss. 591. Contro l’accusa che il fanatismo cattolico abbia costretto il Segato a distruggere il suo segreto intorno alla petrificazione dei cadaveri, v. Civiltà Cattolica II, 3, 689 ss. Contro l’affermazione che il calvinista Salomone de Caus, il quale avrebbe scoperto la forza del vapore prima del Papin, sia morto pazzo a Bicétre, nel 1611, vittima del cardinale Richelieu, sta il fatto accertato dagli atti veduti da Carlo Read, che egli morì ingegnere regio a Parigi nel 1626, e ch’egli ebbe anzi favori dal Richelieu, al quale dedicò il suo trattato degli Horologes solaires (Da Vérité, 3 juillet 1864). La Sorbona censurò nel 1559 la proposizione di Fr. P. Seichenspee «Coeli sunt animati» come propos. falsa, erronea, revocans antiquam gentilium idolatriam, olim a Fac. damnata (Du Plessis l. c. II, 1, 201, 202). Intorno al Campanella, il quale attribuiva anche alle stelle il senso (De sensu rerum) ibid. III, 2, 2,14. Intorno al Ricasoli Rucellai v. Fr. Palermo, Orazio Ricasoli Rucellai e i suoi dialoghi filosofici. Prato, 1862. Civiltà cattolica VIII, 9, n. 546, p. 72 s.


Immagine: Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons