di Luca Fumagalli
Prima di iniziare, per chi fosse interessato ad approfondire la figura di Antonia White e quella di molti altri scrittori del cattolicesimo britannico, si segnala il saggio delle Edizioni Radio Spada Dio strabenedica gli inglesi. Note per una storia della letteratura cattolica britannica tra XIX e XX secolo. Link all’acquisto.

Qui la prima parte, la seconda parte, la terza parte e la quarta parte dell’articolo.
Nonostante fosse spesso lontana dalle figlie, durante la guerra tra loro e la madre si creò un legame più forte. D’altronde Antonia dovette intuire come, in una vita in cui gli uomini andavano e venivano, Susan e Lyndall fossero le uniche certezze che le rimanevano. In generale si sentiva meglio e gli attacchi di emicrania che la infastidivano da quando aveva quindici anni erano cessati del tutto.
Tra i molti impegni riuscì a terminare pure un racconto, “The Moment of Truth”, che catturava splendidamente il periodo in cui, anni prima, era finita per cadere vittima di una follia autodistruttiva. Venne pubblicato sulla rivista «Horizon» e lei, recentemente ritornata alla pratica religiosa, ringraziò Dio nella speranza di poter finalmente scrivere con maggior continuità.
Nel 1942 divenne responsabile letteraria del «London Calling», un foglio della BBC, e iniziò a ricevere le prime commissioni per alcune traduzioni dal francese.
L’anno successivo finì a lavorare per il PID, il Political Intelligence Department, con l’incarico di curare alcuni opuscoli di propaganda da diffondere nella Francia occupata. Tra i suoi colleghi vi era Graham Greene – il quale, nel 1948, convinse la casa editrice Eyre&Spottiswoode a ripubblicare Frost in May – ed è in quegli uffici che la donna conobbe Kathleen Raine, destinata a diventare sua grande amica.

Al termine del conflitto Susan volle farsi cattolica mentre Lyndall ricevette il battesimo anglicano. Antonia, da parte sua, rassegnò le dimissioni da ogni incarico che aveva per ritornare a fare la scrittrice a tempo pieno. Venne anche invitata in Francia a tenere una conferenza sul tema della salvezza e della liberazione nella letteratura, ottenendo un grandissimo successo. Durante il suo soggiorno ebbe modo di partecipare a un pellegrinaggio e di incontrare il romanziere Julien Green.
Sul fronte delle amicizie femminili, invece, la situazione era tutt’altro che entusiasmante: dopo essere incappata in Dorothy Kingsmill, psicanalista dilettante che le diede altri problemi, la White finì letteralmente tra le braccia dell’artista Benedicta de Bezer, una squilibrata, lesbica ed ex tossicodipendente, che di recente si era convertita al cattolicesimo. Rifiutata da più di un monastero a cui aveva chiesto di essere ammessa come novizia, la donna, che andava in giro vestita con un semplice abito nero, conduceva una vita austera, caratterizzata da manifestazioni devozionali esagerate e fuori luogo. Lei e Antonia presero a pregare insieme e a compiere pellegrinaggi in tutte le chiese di Londra. Al pari dell’amica, la scrittrice divenne poi una terziaria domenicana, assumendo il nome di Tommaso d’Aquino. Tale scelta fu motivata dal fatto che il Doctor Angelicus «le aveva offerto molta consolazione attraverso gli anni, non da ultimo con la sua convinzione che la fede si colloca tra opinione e conoscenza scientifica; un atto intellettuale di volontà diventa necessario per credere»[1]. Presto anche Susan venne coinvolta nel loro ménage che, tuttavia, durò ancora per poco.

Dopo tredici anni di gestazione e dopo aver accantonato il progetto di una biografia dedicata a Jane Carlyle, nel 1950 la White riuscì finalmente a pubblicare l’agognato seguito di Frost in May, un romanzo intitolato The Lost Traveller, a cui seguirono a breve giro di posta The Sugar House (1952) e Beyond the Glass (1954). Dopodiché cadde in una nuova crisi creativa, questa volta cronica, che le impedì di proseguire la storia di Nanda-Clara troppo oltre l’uscita dal manicomio.
Di certo l’accoglienza tiepida che la stampa riservò ai romanzi non le fu di aiuto, sbattendole in faccia il fatto che la sua idea di letteratura, al pari della religione, era ormai passata di moda. Da qui lo sfogo di Antonia registrato in una pagina di diario: «È strano come nella moderna e “intellettuale” […] società nessuno sia turbato dall’omosessualità; essere semplicemente un cattolico, al contrario, è una cosa considerata inaccettabile»[2].
Poco prima di Beyond the Glass, nel medesimo anno aveva visto la luce anche Strangers, la raccolta di una decina dei suoi racconti già pubblicati in precedenza. Pure in questo caso, come riporta Lyndall, i giudizi della critica furono contrastanti[3].

A salvare la White dall’ennesima crisi depressiva – aveva il timore che presto il suo nome sarebbe finito nel dimenticatoio insieme ai suoi romanzi – giunse inaspettata una lettera da parte di suor Madeleva, dirigente della scuola femminile di St Mary, nell’Indiana, affiliata all’università di Notre Dame, che le offriva un posto da insegnante di scrittura creativa. Antonia fu bene felice di accettare e nel 1959 si trasferì per qualche tempo negli Stati Uniti.
A partire dal 1966, per tre anni, fu paziente del dottor Philip Ployé. Se non riuscì a ridarle il dono della scrittura, lo psicologo ebbe almeno il merito di renderla più serena, permettendole inoltre di consolidare il rapporto con Susan e Lyndall, le quali avevano ormai una famiglia per conto loro.
Fondamentale per il revival dell’opera della White fu l’incontro tra quest’ultima e Carmen Callil nel 1977. La Callil, fondatrice della Virago Press, una casa editrice nata con l’obiettivo di ripubblicare i grandi classici della letteratura “in rosa”, diede nuovamente alle stampe Frost in May e i suoi seguiti, garantendo all’autrice – di cui divenne anche agente – una fama mai goduta in precedenza.
Per Antonia era però troppo tardi: malata di cancro, si spense il 10 aprile 1980.

Dopo la sua scomparsa videro la luce il frammento autobiografico As Once in May e i due volumi dei diari, tutti curati dalla figlia Susan (tra lei e la sorella, fiancheggiata dalla Callil, era scoppiato un contenzioso legale proprio su chi avesse il diritto di custodire l’opera materna). Nel 1982 la BBC addirittura comprò i diritti dei romanzi della White e mandò in onda una mini-serie di quattro episodi intitolata Frost in May.
Ancora oggi, grazie alla Virago, la scrittrice in perenne crisi creativa seguita ad essere letta e amata. Di sicuro niente l’avrebbe resa più felice.
[1] J. DUNN, Antonia White: A Life, Virago, Londra, 2000, p. 291.
[2] Cit. in ivi, p. 319.
[3] «Le prime recensioni dei racconti furono “decisamente favorevoli”, […] ma poi ce ne furono tre aggressive» (L. P. HOPKINSON, Nothing to Forgive, Sceptre, Londra, 1990, pp. 363-364).




















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L’immagine di copertina e la foto della prima comunione di Susan sono tratte da S. CHITTY, Now to My Mother (Weidenfeld and Nicolson, 1985). La foto di Antonia sessantacinquenne è tratta invece da J. DUNN, Antonia White: A Life, (Virago, Londra, 2000). La foto del quadro della Bezer è stata reperita al seguente indirizzo web: https://www.ewbankauctions.co.uk/JUN13A-lot-1295-Benedicta-de-Bezer-Pieta-oil-on-canvas-signed-53-5-x-84?arr=0&auction_id=138&box_filter=0&category=&department_id=&exclude_keyword=&export_issue=0&high_estimate=0&image_filter=0&keyword=&list_type=list_view&lots_per_page=0&low_estimate=0&month=&page_no=1&paper_filter=0&search_type=&sort_by=DESC&view=lot_detail&year=