Il mondo “conservatore” è andato in sollucchero! Ma che accade?

Cinque cardinali (il tedesco Walter Brandmüller, lo statunitense Raymond Leo Burke, il messicano Juan Sandoval Íñiguez, il guineano Robert Sarah, il cinese Joseph Zen Ze-kiun) hanno presentato una doppia serie di dubia sul prossimo Sinodo. Sì, scriviamo una doppia serie perché ad una prima missiva del luglio 2023, Bergoglio ha prontamente risposto ma in modo giudicato insufficiente dai porporati. Si è quindi arrivati ad una nuova formulazione dei dubia, inviata a fine agosto e rimasta senza risposta.

Oggi il tutto è stato reso pubblico per informare i fedeli, scrivono i cardinali, “affinché non siate soggetti a confusione, errore e scoraggiamento, invitandovi a pregare per la Chiesa universale e, in particolare, per il Romano Pontefice, perché il Vangelo sia insegnato sempre più chiaramente e seguito sempre più fedelmente”.

Al netto della prevedibile euforia, purtroppo bisogna moderare gli entusiasmi. I motivi sono semplici:

  1. Le critiche dei cardinali riguardano i sintomi più che la malattia. Tocca ripetersi ma l’origine delle questioni poste non sta né nel Sinodo di quest’anno, né in quello sulla famiglia di qualche anno fa, e nemmeno nella “svolta” del 2013. Il problema sta nello stravolgimento della Dottrina operato nel Concilio Vaticano II. La stessa idea di “chiesa sinodale” è inseparabile dalla “collegialità conciliare”, come agevolmente si legge sul sito del Vaticano: “Il Sinodo dei Vescovi è un’istituzione permanente decisa dal Papa Paolo VI il 15 settembre 1965 in risposta al desiderio dei Padri del Concilio Vaticano II per mantenere vivo l’autentico spirito formatosi dall’esperienza conciliare”.
  2. Non solo si parla più di sintomi che di malattia, ma i sintomi analizzati sono semplicemente una parte. I temi toccati dai cardinali vertono sulle “questioni calde” del Sinodo, ma non sulla vasta gamma di disastri ecclesiali in corso oggi. Più che un manifesto generale sulla crisi nella Chiesa, siamo di fronte a un focus sull’attualità.
  3. Va riconosciuto che il modello “dubia” è fallito, si pensi a quelli del 2016 per Amoris Laetitia. La ragione è chiara: chiedere una risposta sì-no a chi rigetta ogni forma di Logos è inutile. Si riceveranno sempre o non-risposte, o risposte evasive.
  4. Con tutto il rispetto per i cinque cardinali: si tratta di figure oggi non particolarmente rilevanti, o perché più o meno recentemente “pensionati” da incarichi pesanti (Burke e Sarah) o perché novantenni (Brandmüller, Sandoval Íñiguez, Joseph Zen Ze-kiun).

Chi ha già letto il volume Parole chiare sulla Chiesa. Perché c’è una crisi, dove nasce e come uscirne, e in generale chi segue queste pagine, probabilmente ha già familiarità con diversi di questi concetti. Ma c’è un’ultima nota che forse è bene aggiungere: alcuni in questi mesi avevano ipotizzato una lunare, inconcludente e contraddittoria “soluzione” alla crisi in corso: ovvero l’intervento di alcuni cardinali che dichiaressero Bergoglio “antipapa”. Queste allucinazioni basate su fantasiosi codici e teorie implose (rimandiamo nuovamente al libro “Parole chiare”, che ne fa piazza pulita), oggi devono fare i conti col fatto che i cinque cardinali più “conservatori” e più “pronti alla reazione”, scrivono nella loro missiva di “pregare per la Chiesa universale e, in particolare, per il Romano Pontefice”. Ovvero Francesco.

Sipario.

>>> Aggiornamento (che conferma largamente il senso di questo articolo): Pubblicata dai media vaticani la risposta di Bergoglio ai dubia dei 5 cardinali.


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Immagine: Sailko, CC BY 3.0, da Wikimedia Commons