Sintesi della 703° conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano, preparata all’indomani della festa di San Pio X (4 settembre 2022) e postata nell’Ottava di Ognissanti (8 novembre 2023). Relatore: Silvio Andreucci (testo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso).

In linea generale, la visione filosofica di Maurice Blondel va inquadrata nella reazione spiritualistica che ha interessato la filosofia francese tra l’ ultimo squarcio dell’ 800′ e l’ inizio del 900′; recisa opposizione allo scientismo deterministico e al positivismo: la rinascita spiritualista oppone alla concezione positivista che prende esclusivamente in considerazione la causalità efficiente una visione critica, secondo cui nel cuore di ogni datita’ alberga in realtà un principio energetico vitale, che è in ultima analisi di natura spirituale e di conseguenza non disponibile a essere inquadrato nelle rigide concettualizzazioni delle  scienze esatte.

È possibile documentare la notevole influenza esercitata sul filosofo di Aix dallo spiritualismo di Ravaisson e dal contingentismo antipositivista di E.Boutroux (fra i due filosofi esisteva anche un carteggio e nel 1886 Blondel destino’ a Boutroux una lettera al fine di comunicargli il soggetto della sua tesi di dottorato). Sulla falsariga della reazione al positivismo, Blondel approfondisce la concezione spiritualistica di Ravaisson, Lachelier, Olle’Laprune (suo maestro e importantissimo punto di riferimento), Renouvier. Blondel conviene con questi autori anche in merito alla critica alla filosofia di Kant, segnatamente al dualismo irrisolto tra” ragion pura” e ” ragion pratica” e la pretesa di una fondazione trascendentale della speculazione(1).

Jean Leclercq è piuttosto incline a ravvisare nello spiritualismo blondeliano una notevole influenza agostiniana, essendo possibile documentare “armonie intellettuali” tra l’Ipponate e il filosofo di Aix. Questi avrebbe approfondito la linea dell’agostinismo soprattutto attraverso la frequentazione assidua dell’opera di San Bernardo di Chiaravalle(2). Anche a giudizio del Boutroux la concezione del Blondel farebbe ampio riferimento a Sant’ Agostino, dalla cui opera attinse due concetti destinati a permeare costantemente la sua opera: il metodo dell’ “immanenza” e la salvaguardia del “soprannaturale”, esigenza primaria della natura umana.

Si tratta di un” dialogo a distanza” con l’Ipponate che è costante nei personalismi cristiani e, più in generale, nella rinascita spiritualista ben documentabile nella filosofia francese tra fine 800′ e primo 900′( anche se non sempre consapevole nei vari autori).

Da Sant’Agostino Il filosofo di Aix deriva l’ idea di un’elevazione a Dio, ben al di la di ogni speculazione e “cogito”, attraverso la “pienezza dell’ essere” e la totalità delle facoltà spirituali interiori.

Verosimilmente, Blondel ha tentato anche di operare un incontro tra la filosofia di Sant’Agostino rivisitata attraverso il metodo dell’immanenza e un “tomismo aperto e critico”, aperto quindi al confronto con indirizzi di pensiero contemporanei, pur talvolta immanentisti e non aperti alla metafisica della trascendenza.

Blondel sottopone a rigorosa critica il soggettivismo, il positivismo e segnatamente il fenomenismo e il trascedentalismo nella forma del criticismo Kantiano. Esso ha concluso a un dualismo irrisolto tra ” ragion pura” e ” ragion pratica”, ” pensiero” e ” volontà”, ” teoresi” e ” scienza morale” e inoltre il razionalismo critico stesso ha concluso paradossalmente all’irrazionalismo; relegando legge morale e noumeno nell’ ambito dell’inconoscibile.

Una volta rifiutata ogni formazione trascedentale del sapere e, come Renouvier, ogni risoluzione dialettica alla maniera dell’ idealismo hegeliano tra ” teoresi” ed ” etica”, Blondel opta per il primato della vita morale sulla ragione teoretica. Alla verità è possibile approdare con la virtù ben più che non attraverso rigorose dimostrazioni logiche e ogni momento del nostro conoscere è permeato da una valenza etica; al punto tale che sarebbe ben arduo approdare al vero senza dispiegare la pienezza del proprio essere e del proprio impegno morale.

Una volta risolto il dualismo kantiano tra “sapere” e “agire” (dualismo cui il nostro si opporrà non solo nell” Action” del 1893 ma anche in tutti gli scritti posteriori) Blondel terrà costantemente viva la polemica contro il fenomenismo soggettivistico e l’ intellettualismo razionalista, posizioni aporetiche destinate peraltro a non sanare la frattura tra ” scienze positive” e ” metafisica”.

Come ha osservato Anna Vittoria Fabriziani, studiosa appassionata del pensiero del Blondel e dell’incontro- scontro con il tomismo scolastico e neo-scolastico, il progetto del filosofo di Aix sarebbe culminato nella fondazione di una nuova prospettiva fenomenologica e persino di una nuova” filosofia della scienza”(questo progetto permea ad esempio un’altra importante opera del Nostro Filosofo, la “Lettre” pubblicata nel 1896). Era quindi questione di non disgiungere le elaborazioni delle scienze dalle finalità concrete che il soggetto umano si propone nelle sue costruzioni scientifiche(3).

A tale stregua, con la decisa affermazione del primato dell’ “agire morale”, si trattava di ribaltare l’ imperativo dell’idealismo trascedentale fichtiano: telos dell’uomo non doveva tanto essere “volere ciò che si è”,quanto ” essere ciò che si vuole”.

Peraltro Blondel rifiutava anche un soggettivismo volontaristico che, rispetto all’intellettualismo razionalista, cadeva nell’eccesso opposto: escludere ogni portata ontologica e valenza conoscitiva all’ intelletto. Anche questa era una prospettiva aporetica; si trattava non già di escludere l’intelletto dal processo della prensione dell’essere, ma di salvaguardare la ” portata integrale” del processo conoscitivo, riconoscendo che non si potesse fare affidamento sull’esclusivo lavoro della mente per la comprensione dell’ essere delle cose, ma che occoresse l’ impegno di tutto l’ uomo (4).

Ma che cosa poteva legittimare le preoccupazioni dell’ nciclica ” Aeterni Patris” del 4 agosto 1879 di papa Leone XIII e della ” Pascendi” di papa Pio X dell’ 8 settembre 1907, che avevano posto la “philosophia perennis” di San Tommaso d’ Aquino a fondamento del magistero ecclesiastico, denunciato scetticismo, nichilismo e ogni fondazione filosofica immanentista?

Non era forse persuasiva la costante cura del Blondel di dimostrare la sua ferma disposizione di non abbracciare l’ immanentismo e il naturalismo? Di fronte alle critiche del tomismo integrale (5) non aveva forse egli affermato la distinzione tra ” natura” e “sopranatura”, evitando dunque di far confluire la sua concezione nel più o meno criptico naturalismo bergsoniano che finisce per ridurre la mistica ad una semplice appendice della natura?

In che cosa confliggeva dunque la concezione del Blondel rispetto all’ esortazione dell’ enciclica ” Aeterni Patris'” a ” rimettere in uso la Sacra Dottrina di San Tommaso e a propagarla il più largamente che si possa, a tutela della fede cattolica, a bene della società e ad incremento di tutte le scienze”?(6)

È inattendibile pensare che le perplessità dell’ autorità ecclesiastica nei confronti delle dottrine del Blondel abbiano fatto riferimento soltanto alla sua posizione critica verso certe forme eccessivamente nozionistiche ed intelletualistiche del tomismo neoscolastico rinascente, effettivamente aporetiche e comunque lontane anche dalla prospettiva realista metafisica di padre Cornelio Fabro(7).

Piuttosto la ” metafisica dell’ azione” di Blondel doveva, coerentemente sviluppata, condurre nei paraggi del modernismo e ad esiti inaccettabili dal magistero ecclesiastico, sia dal punto di vista della ragione naturale che della Rivelazione. Blondel opta per una “metafisica dell’ azione” peraltro radicalizzata dal suo amico e discepolo Laberthonniere con cui ebbe una costante corrispondenza di ben 4000 lettere, durata sino alla fine della seconda decade del 900′ allorché si deterioro’ l’ intesa filosofica tra i due pensatori) e abbandona polemicamente la scolastica “metafisica dell’ atto puro” (a suo fallace giudizio, prodotto dell’incapacità della Scolastica medievale di confutare il rigido intellettualismo pagano aristotelico che continuava ad albergarvi).

Blondel non ha scrupoli di affermare che la scienza metafisica stessa è in fieri e che l’autentica filosofia cristiana ha da essere ancora costruita. A suo giudizio per confutare e superare le” incrostazioni di pagano intelletualismo”, la filosofia cristiana avrebbe dovuto recidere i legami con i greci classici e ” porsi all’ ascolto” dei motivi delle filosofie contemporanee, pur generalmente immanentiste e post- cristiane(8).

Così scrisse il filosofo di Aix all’ amico Laberthonniere nella lettera del 2 ottobre 1894

“Come siamo ancora lontani dall’aver esaurito nello stesso ordine naturale e razionale la fecondità del Vangelo. Finora non si è fatto altro che adottare al cristianesimo la filosofia antica e la filosofia propriamente cristiana è tutta da costruire. Forse più che nei discepoli cristiani di Platone e di Aristotele è negli stessi avversari delle dottrine tradizionali che si può trovare il materiale più utile all’edificio futuro”(9).

Tra gli avversari più decisi della metafisica aristotelica vi era proprio il Laberthonniere (1860- 1932) che aveva diretto gli”Annales de philosophie chretienne” nel 1913, sostenendo la necessità di superare la visione contemplativa e “intellettualistica” del cristianesimo scolastico, retaggio del paganesimo aristotelico, con una filosofia cristiana basata sulla valorizzazione dell'”homo faber” e della tecnica.

I una direttrice squisitamente modernista, puntualmente messa all’ indice dalle autorità ecclesiastiche, egli esaltava l’ attività tecnica come possibilità di definitivo superamento della “schiavitù” e di conseguenza la piena conciliabilita’ tra civiltà tecnologica, Vangelo e ” metafisica dell’ agape'”.

È importante essermi soffermato sulla visione del Laberthonniere, perché la sua Corrispondenza di ben 4000 lettere con il Blondel, con una dialettica di consenso e punti di dissenso, merita un po’ di riflessione, al fine di ben comprendere la direzione filosofica intrapresa dal filosofo di Aix.

La filosofia cristiana era dunque ” n fieri” e quindi in via di evoluzione? L’ insegnamento dei Padri della Chiesa e degli Scolastici doveva dunque secondo il Blondel essere oltrepassato per adeguare la verità cristiana al progresso dei tempi?

Per quanto Blondel intendesse perorare l’ortodossia della sua posizione di fronte all’autorità ecclesiastica(10) (sostenendo peraltro la critica al naturalismo, al fenomenismo e all’ontologismo di Malebranche, ribadendo fermamente la distinzione tra ” natura” e ” sopranatura”) sostenendo la necessità per la filosofia cristiana di rompere i legami con l’ aristotelismo scolastico, di doversi differenziare dalla neoscolastica che intendesse ad esso allacciarsi e di aprirsi al dialogo con forme del pensiero immanentista e post- cristiano,aveva imboccato una direttrice gravida di conseguenze nefaste.

Essendo la direttrice imboccata dal Blondel quella della ricerca della verità nell’ “azione ” anziché nell’ ” essere” (peraltro aveva criticato come vacua e astratta l’ aristotelica definizione della metafisica ” scienza dell’ essere in quanto essere”) Blondel finiva per superare il modulo del primato della contemplazione” che fondava la filosofia ellenica, la Patristica e la Scolastica medievale per riconoscere con i prevalenti indirizzi filosofici contemporanei immanentist i(positivismo, evoluzionismo, marxismo, etc) il primato della prassi”, primato dell’ “homo faber” sull’ ” homo sapiens”.

Invece la aristotelica-tomista ” metafisica dell’ atto” insegna che nel mondo reale vi è permanenza (atto) e non soltanto divenire (potenza) e che quindi l’ ente è caratterizzato da un nucleo ontologico stabile e non già da divenire intrascendibile.

Peraltro, Blondel, coerentemente con la sua ” metafisica dell’azione,” negava al “concetto” il carattere di “segno formale”, quindi di adeguazione e rispecchiamento del “reale” ( come aveva insegnato San Tommaso) per riservagli quello di “strumento” operante tagli e selezioni, alla maniera del bergsonosmo e del contingentismo.

Il concetto o la nozione concettuale non avrebbe dunque secondo Blondel vera e propria valenza conoscitiva ma semplicemente strumentale(11), nella misura in cui non è ad esso possibile la prensione dell’oggetto conosciuto in se.

Del resto, per il filosofo di Aix, non è possibile attingere strictu senso al vero con le facoltà raziocinanti (questo a suo dire il limite dell’ intellettualismo del tomismo scolastico e , spesso, neoscolastico).

Solo il conatus dell’ essere in tutta la sua pienezza può consentire la prensione della verità, a condizione che sia dispiegata la volontà buona, insomma il massimo dell’impegno morale. In ogni atto conoscitivo deve esserci la cifra di un’ aspirazione etica.

Nonostante la critica all’epistemiologia tomista scolastica, a suo dire in generale fondata su argomentazioni non derivanti da un fondamento apodittico, nonché sulla pretesa della prensione del ” vero” a mezzo della sola logica, il Nostro faceva affidamento in una rivalorizzazione storico-critica del tomismo stesso per potersi difendere dalle critiche, segnatamente di soggettivismo e immanentismo dei tomisti integrali .Del resto Blondel si era impegnato ad applicare non solo alla metafisica il ” metodo dell immanenza” ma anche in ambito teologico(12).

Da parte del carteggio con il Laberthonniere, emerge in effetti l’ intenzione di non rimuovere completamente il tomismo scolastico ma di conservarne ” i frutti positivi” .Esistevano ed erano esistiti, a giudizio del Blondel, una “pluralità di tomismi”, non uno solo. Per questo era insofferente alle critiche dei tomisti integrali, ché a suo giudizio ponevano a fondamento del Magistero un tomismo monolitico”, refrattario a qualsiasi apertura a prospettive differenti.

Blondel finiva comunque per discernere l’ ordine metafisico-epistemiologico da quello teologico.

Dal punto di vista metafisico-epistemologico il tomismo scolastico aveva a suo dire diversi momenti di aporeticita’: il rimanere prigioniero dell’ intellettualismo pagano, il fatto di non essersi liberato dal fondo di materialismo e naturalismo che aveva permeato la metafisica aristotelica, il nozionismo, il carattere non apodittico ma al limite solo probabile dei fondamenti della metafisica, la problematicità della stessa definizione di metafisica, ereditata da Aristotele,”scienza dell’essere in quanto essere”

.Tale definizione” astratta” doveva essere a suo giudizio oltrepassata; soltanto ponendo il fondamento della metafisica non più nello studio dell’essere in quanto essere ma nell'”azione” concreta sarebbe stato possibile, a suo dire, non solo non compromettere il realismo metafisico ma conseguirne la versione più perfetta.

Nondimeno se il tomismo scolastico si era rivelato fallimentare sul piano epistemologico-metafisico, conservava una valenza insuperabile sul piano teologico, al punto che Blondel considerava insuperabile l’ opera apologetica storicamente compiuta dalla teologia tomista

Coesistevano dunque nella visione del filosofo di Aix la critica all’ epistemologia- ontologia del “tomismo scolastico”, segnatamente per la modalità di concepire il fondamento della metafisica, con una sostanziale accettazione dell’opera apologetica storicamente compiuta dal tomismo…una contraddizione irresoluta nel pensiero del Blondel, che comportava la rottura dell’ impianto sistematico della ” philosophia perennis” a causa dell’introduzione di questo dualismo insostenibile tra ” verità filosofica” e ” verità teologica”.

Rottura che l’ impianto organico della tomista ” philosophia perennis” non era disponibile ad accogliere nel proprio seno. Va altresi considerato che l’ indefessa e provvidenziale apologia tomista contro tutte le deviazioni immanentistico-moderniste contemplava una metafisica naturale, al cui fondo vi era il primato del “Logos” sull’ ” Azione”, mentre la direttrice imboccata dal filosofo di Aix disponibile a porsi all’ ascolto delle proposte di indirizzi filosofici esplicitamente anticristiani o post- cristiani andava in senso antipoidale.

Difendere il ruolo apologetico contro l’eresia del tomismo e accettare l’ idea di una “coscienza religiosa in progresso” NON possono coesistere, come pretendeva il filosofo di Aix, per la contraddizione che non lo consente…

Il primo approccio polemico nei confronti del tomismo scolastico risale a uno scritto giovanile pubblicato nel 1896,”Lettre sur les exigences de la pensèe contemporaine en matiere d’ apologetique et sur la methode de la philosophie dans l’ e’tude du probleme religieux” pubblicata nel 1896, mentre è molto probabile che fino ad allora Blondel avesse avuto una conoscenza tutto sommato scarna della Scolastica, avendo fatto i conti con essa esclusivamente attraverso la lettura dei tre volumi della ” Teologia di Clermont”, che l’ abbe’ Carra, rettore delle ” Facoltà Cattoliche” di Lione aveva lui elargito l’ anno in cui aveva insegnato filosofia presso il Liceo di Djion(13).

Nell’ opera suddetta il tomismo conserva una validità soltanto a livello teologico, mentre negli scritti successivi Blondel procederà a un tentativo di”riabilitazione filosofica” del tomismo.

Ma nell’ orizzonte di un metodo “critico” egli non accetterà il tomismo integrale della scuola teologica di Roma, bensì il neo-tomismo spurio di Lovanio, non esente da accenti modernisti e comunque disponibile a” possibilità di incontro e verifica” con gli indirizzi filosofici contemporanei.

In conclusione, in virtù della riformulazione di una nuova concezione metafisica non più incentrata sull'” actus essendi” (metafisica dell’atto) ma sull’ ” azione”, con l’ esplicita dichiarazione di dissociare il tomismo, e più in generale, la ” filosofia cristiana” dai sistemi degli antichi greci (Blondel sottopose segnatamente a critica il filone del pensiero greco aristotelico) per ” porla all’ascolto” delle istanze del mondo contemporaneo, inglobarle e risolverle nella propria dialettica, la visione del Blondel può a ragione ascriversi in uno degli anelli iniziali del ” modernismo cattolico”, per quanto nel filosofo di Aix il “modernismo cattolico” stesso non assunse quegli accenti ben più radicali che si possono rintracciare, ad esempio, nella prospettiva di Loisy(1857- 1940) o Teilhard de Chardin(1881-1955).

La concezione blondeliana ha indubbiamente ispirato i personalismi spiritualisti cristiani eredità dell’ attualismo gentiliano e della sua crisi(Lazzarini, Stefanini, Carlini) e ha inizialmente avuto un riscontro favorevole anche da parte di Michele Federico Sciacca(14).

Coloro che intendano ossequiare il Magistero romano non possono comunque sorvolare sulle contraddizioni irrisolte della concezione blondeliana, segnatamente sulla sua convinta difesa della teologia tomista nella sua storica azione apologetica e sull’affermazione mai ripudiata e schiettamente modernista della ” coscienza religiosa in cammino”, decisamente contraria al Magistero.

Cari lettori di Radio Spada e della Comunità Antagonista Padana, grazie per l’attenzione.

Note

(1 )la filosofia francese di quel periodo si caratterizzava per la sostanziale espunzione di ogni impostazione trascedentale del sapere, che faccia dipendere esso da forme a priori; l’ apriorismo trascendentale kantiano essendo un’ inutile cerimonia.

Scrisse in merito il Baladi “Assegnare delle condizioni a priori alle nostre facoltà intellettuali o alla nostra volontà, condizioni a priori che permettano di affermare non dei fatti, ma delle semplici possibilità; andare al di là della possibilità verso una generazione costitutiva e trascendentale, tutto ciò è estraneo alla filosofia francese” Cfr. Baladi, “Les constantes de la philosophie francaise”, P.U.F, Parigi, 1948, p.106 cit. da Blondel, ” L’ Azione”, a cura di Romeo Crippa, La Scuola, Brescia, 1970, introd., p.VIII.

Anche Renouvier, pur profondamemte influenzato da Kant, respingera’ il trascedentalismo

(2) Cfr. Jean Leclercq, “Maurice Blondel.Lettura alla francese di Sant’’Agostino” in “Interiorità e Persona. Agostino nella filosofia del Novecento”, AA.VV., Città Nuova, Roma, 2001, pp.66-67.

L’influenza di Sant’ Agostino su Blondel è soprattutto deducibile da due raccolte di testi inediti che Blondel avrebbe scritto per la preparazione di due corsi sulla filosofia dell’ Ipponate, uno del 1918-19 e il secondo del 1920-21

(3) Cfr. Anna Vittoria Fabriziani, “Blondel e i neotomisti .Momenti di un dibattito epistemologico”, Rubbettino, p.16

L’ opera della Fabriziani, pregevole per raccolta di bibliografia e approfondimenti testuali, presenta tuttavia il limite, a giudizio di chi scrive, di sottovalutare gli evidenti accenti di modernismo nell’impostazione del filosofo di Aix, in particolare la cesura rispetto alla filosofia scolastica rappresentata dal primato dell'” azione” al centro della metafisica.

(4) Cfr. Anna Vittoria Fabriziani, ” Blondel e i neotomisti, cit., p.79

(5) Dopo l’ enciclica ” Aeterni Patris” di Leone XIII il neotomismo fu tutt’altro che un movimento unitario; la ” Scuola di Roma” costituita da differenti gruppi di ricerca (tra cui il gruppo del Cornoldi, filosofo ” tomista integrale”, il gruppo della Propaganda e quello della Gregoriana) aveva intenti prettamente teologici e si rivolgeva ad un pubblico di seminaristi. La Scuola di Lovanio, inaugurata nel 1882 dal “Cours de haute philosophie”sotto la direzione di Desire’ Mercier si proponeva prevalentemente un’ indagini storico-critica del pensiero do San Tommaso e aveva prevalentemente interessi di natura filosofica

(6) “Aeterni Patris lettera enciclica di Leone XIII, 4 agosto 1879, ” La Civiltà Cattolica”(30) 1879, vol. XI, p.547.Padre Cornoldi(1822-1892) gesuita giornalista veneziano partigiano del” tomismo integrale” collaborò a la ” Civiltà Cattolica” dal 1875 sino alla morte e si distinse nell’ pologia dell'” Aeterni Patris” leoniana, segnatamente per ciò che concerne la denunzia delle dottrine ontologiste di Rosmini

(7) infatti il tomismo di padre Fabro rimarrò costantemente nella sua opera il ruolo notevole esercitato dalla volontà sulle deliberazioni dell’intelletto, riconobbe che il”primo San Tommaso” non fu esente dall’ intellettualismo, appartenente comunque ancora a una fase immatura e giustificabile in base a una dipendenza ancora stretta dalla noetica aristotelica.

Cfr. Andrea Dalledonne,” Valenze etico-speculative del realismo metafisico”, Marzorati, Settimo Milanese, 1993, in particolare, p.136

(8) Come avrò modo di precisare nel corso del presente studio, Laberthonniere si spinse su posizioni più radicalmente aristoteliche di Blondel, perfino rimproverato dall’amico di non riuscire a distaccarsi da un residuo di intellettualismo pagano aristotelico

(9) Cfr. ” Corrispondenza filosofica”, a cura di C. Tresmontant, Editions de Sevil, Paris, 1961, pp. 80-81

(10) Blondel protestava la propria ortodossia, postulando l’ esistenza della ” sopranatura” come ” esigenza insopprimibile” della natura e pure realmente distinta da essa. Agli occhi dei tomisti integrali come il De Tonquedec la formulazione blondeliana stessa del rapporto tra ”natura” e “sopranatura” aveva dato l’ impressione che il filosofo di Aix mortificasse la natura umana e, in una posizione in qualche modo pelagiana sostenesse essere la natura un tutto autosussistente e la Grazia a un semplice concorso accidentale.

(11) La critica” tomista integrale” all’impostazione blondeliana, per non riuscire essa veramente a distaccarsi dal fenomenismo e dal kantismo assunse toni particolarmente sostenuti con la pubblicazione del volume del De Tonquedec, “Essai critique sur la doctrine de Maurice Blondel”(1913)

Ma anche il ” primo Maritain” aveva criticato l’ epistemologia blondeliana, in un elaborato articolo del 1923, “L’ intelligence apres Maurice Blondel” e in altri articoli apparsi successivamente tra cui “La vie propre de l’ intelligence et l’ erreur idealiste”, Revue Tomiste, 25(1925), pp.265-278

(12) Applicando il ” metodo dell’immanenza” in ambito teologico, Blondel arriva ad un’ affermazione invero alquanto inquietante: la teologia scolastica avrebbe il merito di aver dato un “positivo contributo” al progredire della coscienza religiosa in cammino, quanto a dire alla nascita del contemporaneo relativismo teologico modernista!

(13) sono dati documentabili attraverso una lettera inviata dal Blondel ad Auguste Valensin del 10 giugno 1931

(14) Michele Federico Sciacca infatti in un primo momento era rimasto affascinato dalla prospettiva del blondeliano ” realismo integrale dell’ essere” ed era stato uno degli organizzatori del III Convegno di Gallarate del settembre 1947, dedicato al ” pensiero filosofico di Maurice Blondel”.Dopo il 60′ il suo entusiasmo iniziale si era affievolito e con ogni probabilità il filosofo cattolico siciliano aveva dovuto costatare l’ aporeticita della ” filosofia dell’ azione” di Blondel

Fonte immagine: Wikpiedia CC BY-SA 3.0 (François de Dijon)

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