Da un’esortazione sinodale al suo clero del cardinale Pie, vescovo di Poitiers, una delle penne più nobili e aguzze del cattolicesimo dell’Ottocento, una riflessione adattissima alla festa della Cattedra Romana di san Pietro.

«Voi non mi avreste per iscusato se io discendessi da questo pergamo senza parlarvi del Santissimo Padre, di colui che noi tutti quanti siamo, grandi e piccoli chiamiamo col dolce nome che danno i bimbi al lor genitore papà: il Papa. Il Papato non è un’istituzione astratta, esso è e sussiste in quell’uomo che in carne fragile e mortale rappresenta il Pontefice santo ed eterno dei cieli. No, tranne la presenza reale di Gesù Cristo in Sacramento, nulla ci fa sentire e toccar più dappresso la persona del Salvatore se non la vista del suo Vicario in terra. Quanto a me, non ho mai saliti i gradini che conducono al suo appartamento o al suo trono senza sentirmi l’affanno di quella emozione commista di timore che si prova avvicinandosi al tabernacolo. Là infatti è la più alta realtà del potere divino, quaggiù la più alta fonte del potere spirituale; quella donde emana ogni altra autorità, ogni qualunque giurisdizione, ivi eziandio è il più abbondante tesoro d’amore, la più ricca effusione di carità. Ah! come al supremo Pastore s’addice bene l’appellativo di Papa, di Padre! L’uomo men religioso, allorché trovasi alla presenza del Romano Pontefice, ravvisa subito nella sua parola, nel suo accento, la parola, l’accento del padre. Il nostro battesimo sembra che allor si svegli, e parli dentro noi, come parla la natura in presenza del nostro padre terreno. Il vincolo col quale nostro Padre, che è nei cieli, ci volle congiunti visibilmente a sé sulla terra diventa quasi sensibile e palpabile. La legittimità della nostra figliazione spirituale si svela con una tenerezza invincibile. Sì, i nostri vicini eretici ci chiamino pur papisti fin che lor piace; noi accettiamo siffatta denominazione, perché è la nostra gloria, ed è nostro onore … Ben comprendo come la santa liturgia ci ponga si spesso l’obbligazione di pregare pel Romano Pontefice e che a certi giorni ci lasci la scelta fra la preghiera alla Chiesa o quella al Papa. La Chiesa poggia talmente sul Papa che non si prega mai meglio per lei che quando si prega per colui che la governa. Avete ben ragione, o Santo Vescovo di Ginevra la Chiesa e il Papa sono un idem et idem».



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fonte immagine liturgia.mforos.com