Volentieri offriamo ai lettori questo curioso estratto del volume XI della Storia universale della Chiesa – La fondazione della massoneria, il febronianesimo, la soppressione dei Gesuiti (Card. G. Hergenröther).
[…] Un’altra speciale discussione si accese poi intorno alla persona di Giov. Giuseppe Gassner e le sue cure meravigliose, le quali destavano in Germania forte ammirazione. Nato a Branz nella contea di Bludenz, il 1727, ordinato si sacerdote nel 1750, fu parroco, dal 1758, a Klosterle nella diocesi di Coira. Travagliato da quasi continuo dolore di capo, si mise in pensiero che la più parte delle malattie si dovessero attribuire al demonio e sanare mercé l’invocazione del nome di Gesù, massimamente dopo che gli parve di averne fatto in se stesso l’esperienza.
Egli provò quindi a risanare altri nella stessa maniera, invocando il nome di Gesù, ed ebbe più volte buon esito. Nel 1744 dalla sua parrocchia si condusse a Meersburg nella diocesi di Costanza e quivi tra un’onda di popolo sempre crescente faceva i suoi scongiuri. Ma l’arcivescovo cardinale de Rodt gli mandò ordine di lasciare, in termine di due giorni, la sua diocesi. E siccome il Gassner non obbedì così subito, così egli lo fece richiamare alla sua parrocchia dal vescovo di Coira. Il Gassner tornò pertanto a Klosterle, ma ricevuto indi a poco un invito dal vescovo di Ratisbona e dal proposto di Ellmangen, conte Antonio Ignazio di Fugger, si recava tosto, nell’ottobre del 1774, a Ellwangen. Quivi ebbe liberale ospizio dal vescovo e titolo di consigliere ecclesiastico.
Dalla Baviera e dalla Svevia traevano a lui, per avere sanità, grandi e piccoli, dotti e indotti, cattolici e acattolici, a schiere. Il governo della Baviera elettorale non lo voleva tollerare ad Amberga e in altri luoghi; ma i medici bavaresi di Wolter e di Leuthner lo presero a proteggere, e così pure il consigliere governativo Sartori a Ellwangen e il celebre Lavater. Avversi gli erano, oltre il vescovo di Costanza, gli arcivescovi di Salisburgo e di Praga.
Il Gassner nel 1774 pubblicò a Kempten un’opera che fu poi ristampata più volte, ove spiegava più apertamente la sua condotta. Divisava egli tre classi d’uomini vessati dal demonio: circumsessi, cioè assaliti dal demonio sì quanto al corpo e sì quanto all’anima; obsessi ovvero maleficiati, cioè presi dal fascino diabolico; e finalmente possessi, cioè quelli propriamente posseduti dal demonio o energumeni. Asseriva poi, non esservi infermità la quale non potesse provenire dal demonio; sicché quante volte l’arte medica non profittasse nulla, si poteva credere ad una circumsessione ovvero ossessione; la via più facile di risanare le malattie cagionate dal demonio essere l’esorcismo fatto nel nome di Gesù; ma questo nulla operare nelle malattie puramente naturali, nei fanciulli, nei dementi, nei melanconici ed in quelli che non hanno fede. Se l’infermità sia naturale, ovvero ingenerata dal demonio, dimostrarlo l’exorcismus probativus, ossia l’ordine intimato a Satana di produrre nel paziente i parossismi propri di ciascuna infermità. Sosteneva poi che allora solamente l’infermo poteva sentire giovamento, quando credesse fermamente e alla virtù del nome di Gesù e all’origine diabolica della malattia: che se dopo ottenuto il benefizio perdesse la fede, ricadrebbe nell’infermità; e se l’infermità diabolica si tramutasse in naturale, sarebbe vano ogni esorcismo. Il Gassner poi negava che le cure da lui operate dovessero riputarsi veri miracoli. Molti teologi presero scandalo di questa dottrina del Gassner; dacché le Scritture ed i padri non fanno menzione mai delle due prime classi di uomini vessati dal demonio, ma solo dell’ultima: lasciarsi con quella una via di scampo, sempre che la cura fallisse; la maniera tornare sospetta, essendo ché il Gassner non usava solo gli esorcismi della Chiesa. Nelle sue cure egli si stava assiso su di una sedia, rivestito della stola, tenendo un crocifisso nella mano, intorno al collo una catenella d’argento da cui scendeva altresì un Crocifisso che, a suo dire, aveva una particella della vera croce. Egli mirava fisso negli ficchi all’infermo e questi in lui: la sua voce pigliava un tono vibrato e imperioso: con una mano premeva con forte violenza la fronte, con l’altra la nuca dell’infermo. Spesso toccava altresì la parte inferma, ovvero scoteva forte tutta la persona; indi cominciava il suo esorcismo probativo. L’infermo era soprappreso da convulsioni e da altri sintomi di malattia, finché egli intimava a Satana di lasciar qualche tregua al paziente. Alle volte dava egli altresì alcuna medicina all’infermo, come olio o altro liquido ovvero amuleti, col nome di Gesù, e se la malattia non cedeva così tosto, egli ordinava all’infermo di ritornare.
Il giudizio dei contemporanei, cattolici e protestanti, era diversissimo: più di cento dissertazioni si scrissero pro e contro il Gassner e molti pure degli avversari riconoscevano straordinari quei fenomeni. A Ratisbona, dov’egli era salito a maggior fama, fu colpito da un bando imperiale, che gli interdiceva ogni cura e gli intimava di sgombrare la città. Il vescovo di Ratisbona gli commise il decanato di Pondorf, e in questo egli morì nel 1779. Molti increduli di quel tempo, nel loro cieco parteggiare per il Gassner, si abbandonarono alle più grossolane superstizioni; altri furono ricondotti alla preghiera. Più tardi si vollero attribuire queste cure a magnetismo, il quale indi a poco destò in Francia grande rumore[iii].
Il medico Mesmer, di Merseburgo, dedito alle dottrine alchimistiche e astronomiche, avendo nel 1773 assistito in Vienna alle esperienze del gesuita Hell sull’efficacia del magnete nel sistema nervoso degli animali, pretese ben tosto di ottenere anche senza magnete i medesimi effetti. In Germania però ebbe poco seguito, ma tanto maggiore l’ebbe a Parigi, dopo il 1778, protettovi dal barone Breteuil e da altri; sicché, nonostante il contrasto dell’Accademia medica, la quale condannava quelle meraviglie come illusioni, egli riuscì a fondare una scuola numerosissima e vi istituì anzi «la società dell’armonia universale», che si diffuse prestamente in tutto il regno. Gli infermi e gli spettatori si radunavano in una sala ampia, illuminata debolmente e ben profumata. Nel mezzo si ergeva una tinozza, non troppo grande, di legno: dal coperchio di essa si diramavano al di fuori molti piccoli cilindretti di ferro, e questi erano afferrati per la mano dagli infermi, i quali stavano d’intorno quasi nudi e se li applicavano alla parte inferma. Tutti formavano una catena, spesso dandosi la mano l’un l’altro. Il Mesmer pigliava una bacchetta di ferro lunga da dieci a dodici palmi, come conduttore del fluido magnetico; indi faceva sonare musiche ovvero canti; e dopo ciò molti sperimentavano moti e convulsioni nervose, tutti sottostavano al magnetizzatore e si risentivano attratti verso di lui. Poi nessuno si ricordava più dell’accaduto.
Il mesmerismo passò ben presto a sonnambulismo. Si lasciarono andare tutti gli apparati esteriori: ma gli effetti non ne furono diminuiti. Il Puységur, discepolo del Mesmer, si contentava di un semplice soffregamento di mano o del mero contatto, ponendo una mano sulla parte inferma e l’altra alla parte opposta. Il tutto dipendeva dal concorso delle due volontà, del medico e dell’ammalato. Altri (il Faria) sopprimevano ogni contatto e inducevano il sonno magnetico col semplice impero della voce. Molti poi volevano ottenerlo con un mero atto della volontà. Il medico Petet mise in scena a Lione il sonnambulismo chiaroveggente: a questo seguirono le estasi magnetiche e il commercio con gli spiriti.
La teologia dovette ben presto studiare tali fenomeni. Alcuni pareva non li sapessero mai lodare abbastanza e li credevano opportunissimi a meglio difendere i miracoli e le profezie contro gli increduli; altri avvisavano doversi attingere ad essi nuove rivelazioni; ma altri invece riconoscevano i tanti pericoli di corpo e di anima, a cui i magnetizzatori esponevano, le perniciose illusioni che pure troppo frequentemente occorrevano, la mancanza di proporzione debita tra le cause fisiche e gli effetti. Si disputava molto se gli effetti del magnetismo si dovessero attribuire a forze naturali o ad efficacia diabolica, e questo se in tutto o in parte. Molti ammettevano che alcuni fenomeni, ma non tutti, si potessero spiegare naturalmente. In generale, l’uso del magnetismo fu interdetto dalla Chiesa, in quanto si adoperavano mezzi illeciti a fini illeciti, ovvero ad effetti preternaturali, si violavano le leggi del pudore cristiano, si toglieva l’uso della ragione e si produceva il sonnambulismo magnetico[iv].
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[iii] Des woblehrwurd. Hrn. Joh. Jes. Gassners Weise, fromm und gesund zu leben, auch ruhig und gottselig zu sterben. Kempten, 1774. Allgem. deutsche Bibliothek XXIV, parte 2, p. 610 ss,; XXVII, parte 2, p. 396 ss.; XXVIII, 278 (dove sono citati 28 scritti).
[iv] Delenze, Hist. crit. du Magnétisme anim. Paris, 1813. Der animalische Magnetismus, trad. dall’italiano. Regensburg, 1853, Le decisioni di Roma del 19 maggio e del 1° luglio 1812, del 4 agosto 1856, del 21 maggio 1858 nel Gury, Theol. mor. I, ed. Ratisb., 1862, 106-109, Tract. de praecep. Decal. II, App. n, 276-281.
Immagine: Tinozza di Mesmer; Pub. Dom.: https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Animal_magnetism?uselang=it#/media/File:Baquet_de_Mesmer.jpg