Volentieri presentiamo ai lettori questo breve estratto del saggio di Andrea Giacobazzi L’inesistenza dei veri atei e l’esistenza del vero Dio, in appendice al volume Che cos’è il Cattolicesimo?, del Padre Antonin-Dalmace Sertillanges O.P.
Un uomo può ignorare che ha una religione
come può ignorare che ha un cuore;
ma senza religione come senza cuore,
l’uomo non può esistere
Tolstoj[1]
In che senso si può parlare di ateismo
Se il Sertillanges ha potuto mirabilmente dipingere nel ristretto e fortunato quadro del libro «Che cos’è il Cattolicesimo?» i tratti essenziali della nostra religione, è possibile che rimanga nel cuore del lettore una domanda: gettato uno sguardo a Dio, alla Rivelazione e alla Chiesa, si può credere che esistano davvero gli atei?
«Vi è effettivamente un ateo? Non ve ne sono; non vi sono che degli incoscienti. […] Ad onta di ogni discorso contrario, nessuno nega Dio, non si fa altro che spostarlo», risponde il medesimo autore in Dio o niente. E aggiunge: «L’istinto dell’assoluto è talmente radicato nel cuore dell’uomo che non se ne libera mai se non apparentemente, in sostituzione nominale o concettuale, in riporto. Non solo tutte le esperienze, tutte le credenze, tutte le aspirazioni, tutte le attività individuali o sociali provano Dio; ma costituiscono anche un’adesione implicita alla sua esistenza. Ogni uomo esercita l’affermazione di Dio, anche colui che la rifiuta, come ogni uomo afferma la verità, anche colui che dice: non c’è verità»[2]. Del resto il Ballerini ribadisce: non c’è «idea che abbia una base più oggettiva e inconcussa di quella di Dio. Essa ha per base lo stesso universo»[3].
Ciò che unisce l’uomo a Dio è così inviolabile, ineludibile, radicale, che il tentativo di negazione del divino conduce in breve anche alla negazione dell’umano: la nostra società, con le sue aberrazioni, lo prova ogni giorno. L’uomo che non è divinizzato con l’aiuto della grazia, si de-umanizza progressivamente.
L’archeologo e specialista di storia delle religioni Salomon Reinach assicura: «L’ateismo non fu mai né può essere se non verbale». È vero, chiarisce il Sertillanges, «purché ciò s’intenda del verbo interiore quanto di quello che si proferisce. Perché non si tratta di accusare nessuno d’insincerità; ma si può essere sincero e disconoscere se stesso»[4]. In fondo «qualche ateo ha riconosciuto che un ateo assoluto non può vivere, perché tutti gli appoggi di cui ha bisogno per pensare e per operare gli mancano a un tempo, e perché nel reale così denudato di ogni salda sostanza, egli si sente straniero»[5].
Non si danno esseri viventi senza un Primo Vivente che sia la Vita stessa, e se i negatori di Dio arrivassero fino alle ultime conseguenze di ciò che affermano, privi di veri scopi, non compirebbero più alcuno sforzo vitale. Di fatto non potrebbero vivere. Ed è legittimo chiedersi, con una punta di ironia, se l’ateo non sia un essere «male equilibrato», in quanto «per lui l’equilibrio sarebbe la morte, oppure la conversione»[6].
Dunque «non si può aderire moralmente a niente, compreso se stesso, se non passando per Dio, nello stesso modo che non si potrebbe conoscere niente nella sua essenza profonda e nella sua realtà totale se non conoscendo Dio. Ma […] molti negano Dio a cagione della falsa definizione che di lui danno a se stessi»[7].
Il falso dio che si vuole negare è un’ombra, una proiezione deforme, un fantasma, uno spauracchio da usare come alibi. Gli esempi che si potrebbero fare sono innumerevoli: ma tutti convergono nell’indicare che l’esigenza di Dio è solo traslata, in quanto ineludibile. Qui però si arriva al nocciolo della questione: se non vi è dubbio che l’idea del divino sia necessaria agli uomini, va tuttavia provato che corrisponda ad una realtà.
Bisogna quindi dimostrarne l’esistenza, evidenziando che «Dio non è un’invenzione della ragione, è una scoperta. Dio non è un elemento del pensiero estraneo al reale o non rispondente che alla comodità della sua interpretazione: è il reale stesso nella sua realtà più fondamentale, il più alto oggetto del pensiero»[8].
L’esistenza di Dio secondo la ragione
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>>> Che cos’è il Cattolicesimo? <<<
[1] Cfr. A. D. Sertillanges, Dio o niente, SEI, Torino, 1940, p. 257.
[2] Ivi, p. 256-257.
[3] Cfr. Mons. Giuseppe Ballerini, L’esistenza di Dio, Edizioni Radio Spada, 2021.
[4] A. D. Sertillanges, Dio o niente, SEI, Torino, 1940, p. 257.
[5] Ivi, p. 258.
[6] Ivi, p. 259
[7] Ibidem e p. 263.
[8] Ivi, p. 258.
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