Intervista a cura di Luca Fumagalli

Cari lettori di Radio Spada, oggi ho l’onore di intervistare Julia Ashenden, figlia dell’inglese Hugh Ross Williamson (1901–1978). Quest’ultimo era un convertito al cattolicesimo, storico ed ex sacerdote anglicano, uno di quei cattolici inglesi come Evelyn Waugh o Michael Davies che disapprovavano le riforme liturgiche inaugurate dal Concilio Vaticano II. Nel 1964 fu tra i fondatori della Latin Mass Society, di cui fu il primo vicepresidente, e da allora difese sempre la Messa tradizionale. L’intervista di oggi è quindi motivata dal desiderio di approfondirne le posizioni teologiche.

Buongiorno Julia. Innanzitutto la ringrazio molto per aver accettato di rispondere ad alcune domande. Cominciamo subito: prima di affrontare le questioni legate al cosiddetto “aggiornamento” promosso dal Concilio Vaticano II, potrebbe spiegare brevemente i motivi per cui suo padre fu spinto a convertirsi al cattolicesimo?

È difficile essere brevi su questo punto, a maggior ragione quando ci si rivolge ai lettori italiani che non conoscono la varietà delle Chiese protestanti in Inghilterra. Mio padre è cresciuto in una delle Chiese “Nonconformist”, la Congregazionalista, ora chiamata The United Reform Church. I congregazionalisti non hanno Vescovi e sono simili ai Metodisti.

Alla fine degli anni Trenta si convertì alla Chiesa anglo-cattolica, che è un ramo molto “tradizionalista” della Chiesa anglicana, originato dal Movimento di Oxford, nel quale era coinvolto John Henry Newman. Le convinzioni degli anglo-cattolici erano quanto più vicine possibile al cattolicesimo romano, soprattutto per quanto riguarda la Messa. Nel 1943 mio padre fu ordinato sacerdote in questo ramo della Chiesa anglicana. Poi, nel 1955, la Chiesa d’Inghilterra scelse di unirsi alla Chiesa dell’India del Sud (CSI), che era composta da molte Chiese “Nonconformist”, come i Metodisti e i Congregazionalisti della giovinezza di mio padre, nessuna delle quali era episcopaliana, ossia con Vescovi.

Mio padre lo vide come un compromesso disonesto e a questo punto lasciò tutto per sottomettersi a Roma, ma come laico e non come prete poiché era sposato. Circa una ventina di altri preti anglicani fecero lo stesso, uno dei quali era il Canonico Rich, il nonno del dottor Joseph Shaw, l’attuale presidente della Latin Mass Society.

Hugh Ross Williamson (1970)

All’apertura del Concilio Vaticano II, suo padre era più dubbioso che speranzoso, o viceversa?

Era dubbioso… forse altamente scettico sarebbe una descrizione migliore. Avevo solo sedici anni quando il Concilio venne aperto, ma divenne un argomento di conversazione frequente. Non ricordo queste conversazioni nel dettaglio, ma ricordo il loro succo. Mio padre pensava che Papa Giovanni XXIII fosse ben intenzionato ma aveva sbagliato a convocare un concilio così, in fretta e furia, e temeva dove avrebbe portato.

Quali erano le idee di suo padre riguardo al “Novus Ordo” di Paolo VI? Perché pensava che la Messa in latino fosse migliore?

Fu profondamente turbato dal “Novus Ordo” di Paolo VI del 1969. C’erano stati cambiamenti striscianti dalla chiusura del Concilio che lasciavano intendere ciò che stava per accadere, ma questa “nuova Messa”, pensata dall’arcivescovo Bugnini e dal suo team di teologi prevalentemente non cattolici, era un grave allontanamento dalla Tradizione della Chiesa in direzione delle Chiese protestanti. Su questi punti scrisse due opuscoli nel 1969 e nel 1970: La messa moderna: un ritorno alle riforme di Cranmer e Il grande tradimento. Sono stati recentemente ristampati insieme in un volumetto in inglese intitolato The Great Betrayal.

Perché pensava che fosse migliore la Messa in latino? La riteneva vera, tramandata nei secoli della Chiesa. I santi furono martirizzati per questa durante tutta la Riforma. Vedeva la “Nuova Messa” come un allontanamento da due millenni di tradizione cattolica, un avvicinamento al protestantesimo e all’eresia modernista. Sosteneva che la “Nuova Messa”, con la Preghiera Eucaristica n. 2, potesse essere celebrata in buona fede da qualsiasi ministro protestante. In mezzo a tutto ciò aborriva le nuove preghiere dell’Offertorio, che toglievano la profondità della preparazione al sacrificio. Per lui non erano neanche lontanamente cattoliche.

Non si trattava solo della lingua latina, anche se, perdendola, si perdeva l’universalità della Messa, il che era tragico, ma essenzialmente il fatto principale era che la “Nuova Messa” cambiava la Teologia della Messa, in qualunque lingua fosse detta.

The Great Betrayal (Arouca Press, 2021)

Al di là della riforma liturgica, secondo suo padre quali erano i documenti conciliari più problematici?

Non ne sono sicura, ma guardandoli adesso, probabilmente quello sull’ecumenismo, Unitatis Redintegratio: è un documento molto confuso. Non viene detto nulla con chiarezza e ciò favorisce un falso ecumenismo.

Dopo il Concilio suo padre ha cambiato opinione sul Papato? Cosa pensava di mons. Lefebvre?

Si sentiva deluso dal Papato. Non ha mai avuto grandi aspettative nei confronti dei Papi conciliari ed era scontento di Paolo VI per la questione della Messa. Morì prima che fosse eletto Papa Giovanni Paolo II.

Era un grande ammiratore dell’arcivescovo Marcel Lefebvre e lo paragonò a San Giovanni Fisher, l’unico vescovo cattolico fedele alla Riforma che fu martirizzato per la sua posizione solitaria. Avevamo sacerdoti della FSSPX che venivano nel nostro appartamento per dire la Messa, o andavano alle loro Messe in alberghi, sale e case poiché non c’erano Messe tridentine in nessuna Chiesa.

Grazie mille ancora Giulia per la tua gentilezza. Buona giornata.

Grazie Luca… spero che queste risposte siano abbastanza esaurienti!



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