di Elia Bianchi

Questo articolo non è scritto da un vecchio prete bigotto o da un qualche vaticanista intransigente, bensì alla penna c’è un credente di ventuno anni, che dopo aver frequentato per anni parrocchie e gruppi “cattolici” ed essere cresciuto con gli esempi, tra gli altri, di vari personaggi-influencer (come accennato nel titolo), non è stato esente dalle profondissime ferite che sa imprimere il mondo. Anzi, ha vissuto periodi infernali di sofferenza e disperazione, che per essere superate hanno richiesto il diniego di quanto era stato appreso e la sostituzione di quegli insegnamenti erronei con l’insegnamento autentico della Chiesa.

Da sempre alcuni credenti particolarmente ispirati dallo Spirito Santo si armano di coraggio e decidono di testimoniare la propria conversione o la propria fede, esprimendo così il loro grande amore verso Dio. Oggi le testimonianze vengono condivise su internet: talvolta sono registrate, altre volte preparate appositamente per la rete. E questa è una grazia: si ha uno strumento in più per la propria vita spirituale.

Purtroppo, però, quello che si è visto negli ultimi anni è un uso assolutamente sbagliato dello strumento, al quale hanno sicuramente contribuito il perverso meccanismo numerico di like e di seguaci, i commenti adulatori e l’utilizzo viziato della tecnologia. E così la brama dell’essere esaltati dalla folla è diventata un valore, e ha prodotto tanti falsi modelli da seguire. Vari cristiani che, invece di rimanere umili dopo la propria testimonianza, hanno creato sul web il proprio palco diventando star dello spettacolo per gente di parrocchia. Presi dall’ebbrezza dell’acclamazione popolare, presto hanno iniziato non più solo a parlare della propria conversione o a pubblicizzare la propria attività (per chi ad esempio suona in una band o organizza dei corsi), ma a condividere molti altri aspetti della propria vita come gli influencer mondani di turno, frequentemente pontificando in materia di fede.

Il primo caso da sottoporre all’attenzione del lettore è 5pani2pesci: un progetto nato dai coniugi Francesco Rao e Alessandra Lucca per guidare le persone alla scoperta della propria vocazione e alla risoluzione degli ostacoli nel cammino di coppia. Lo scrivente conosce tanti coetanei che seguono i loro video o ascoltano ogni settimana il loro podcast. Il progetto è una grande idea: in questo tempo laicista e confusionario può essere di grandissimo aiuto una guida cristiana per il fidanzamento e il matrimonio; oltretutto è unico nel suo genere.

Purtroppo i complimenti si esauriscono all’idea di base, la cui realizzazione è stata assolutamente fuorviante. Anteponendo ereticamente l’intimità tra i coniugi alla generazione ed educazione della prole e mal interpretando alcune encicliche i “5pani2pesci” arrivano a giustificare la contraccezione in alcune circostanze, affermando esplicitamente che non si commetterebbe peccato mortale [NDR: la “giustificazione” è fatta citando anche Amoris Laetitia, qui il video https://www.youtube.com/watch?v=Ro1At0BHBU4]. E già questo dovrebbe essere sufficiente per allontanarsi da loro, dal momento che da chi si occupa dell’amore nella coppia non si può tollerare una tale ignoranza.  Pio XI nella Casti connubii affermò: «Non vi può esser ragione alcuna, sia pur gravissima, che valga a rendere conforme a natura ed onesto ciò che è intrinsecamente contro natura. E poiché l’atto del coniugio è, di sua propria natura, diretto alla generazione della prole, coloro che nell’usarne lo rendono studiosamente incapace di questo effetto, operano contro natura, e compiono un’azione turpe e intrinsecamente disonesta».

Fa spavento anche la mancanza di semplicità dei coniugi. Basti guardare la faccia ammiccante nella copertina del loro libro, il titolo assolutamente fuorviante (“Trombamica d’eccezione”), il linguaggio colmo di slang  e terminologie non sempre decorose. Diceva papa San Gregorio Magno “Chi vuole raccogliere virtù senza umiltà, porta polvere contro il vento”.

A chiudere il cerchio sugli svarioni della coppia vi è la loro insofferenza nei confronti di chi desidera mortificare le passioni e perfezionarsi nelle virtù. In più episodi del podcast e con un’insistenza e cattiveria da paura hanno ammesso di “odiare i bravi ragazzi”, laddove per bravi ragazzi si intendono coloro che vogliono “riuscire a essere casti perfettamente fino al matrimonio, fare il digiuno perfettamente, andare a Messa tutte le domeniche perfettamente”. I 5pani2pesci sostengono che “quella è una morale umana, si fa con le tue gambe, con la tua forza” e che “la perseveranza (evangelica, ndr) non è rimanere dritti e puri, ma rialzarsi ogni volta e perseverare sul sentiero”. Si tratta di una posizione totalmente illogica, perché se ciò che conta dopo ogni caduta è rialzarsi, allora non cadere più dovrebbe assumere un’importanza ancora maggiore; oltre che illogica è molto offensiva verso i Santi che faticavano a esercitarsi nelle virtù. Inoltre denota una scarsissima preparazione teologica dal momento che è Gesù stesso a dire “va e non peccare più” (Gv 8,11).

Un secondo caso che vogliamo presentare al lettore è quello della band dei Reale. Fino a qualche anno fa parlavano sui social di ciò che li riguardava in prima persona (la carriera musicale, il passato di tossicodipendenza). Purtroppo l’ottimo proposito non è stato portato avanti.

In questo recente post si loda Papa Francesco. Rimandando ad altra sede il dibattito su cosa di buono e non buono abbia fatto Bergoglio, si vorrebbe far notare che il testo è assurdo: cosa si intende per rottura dei “tradizionalismi inutili”, il fatto che il magnifico rito antico sia stato posto fuorilegge con un abuso di potere? Cosa vuol dire che il Papa rompe i confini tra le religioni? È forse un’allusione all’eretica dichiarazione di Abu-Dhabi? E ancora: quali sono i silenzi indecifrabili? Quelli dei Dubia?

Il pensiero modernista della band purtroppo non è stato solo un incidente, ma è abitudine. Recentemente hanno augurato l’ira di Dio a chi vorrebbe “separare i cattolici dai cattolici veri”, ignorando che questi “separatisti” null’altro sono se non i piccoli di oggi, gli umili cristiani i cui buoni intenti nelle parrocchie e nelle associazioni vengono soffocati o deviati dalla maggioranza di eretici modernisti; l’esigenza è talmente urgente che ad affermare “dobbiamo separare i credenti dai non credenti” è stato addirittura Papa Benedetto XVI.

Altri elementi ambigui – ad essere gentili – dei Reale sono contenuti nei loro testi musicali: ad esempio in “Contamina l’anima” si afferma che “l’inferno e i suoi gironi sono solo questa vita, senza amore, compassione e verità”. È un piccolo errore, ma a forza di giustificare dei piccoli errori si arriva all’eresia o alla blasfemia, come nel post che hanno pubblicato l’8 dicembre: “Immacolata che si lascia macchiare. (…) Tu da immacolata continui a “sporcarti” nel fango del mondo per indicarci instancabilmente la via della felicità, accogli paziente oggi le urla di dolore che da qualunque angolo di mondo si levano. (…) in questa festa ti ringrazio di lasciare immacolate solo le immagini che ti ritraggono e di indossare invece ogni giorno vestiti logori per stare in mezzo a noi!

Un terzo ed ultimo caso di influencer cristiani dubbi è quello del noto don Alberto Ravagnani. Ha dichiarato che “la preghiera non cambia la realtà”, che la Madonna non era vergine ma che sarebbe un dogma (cosa significa?), con una nonchalance fuori dal mondo ha sostenuto che ciò che dice la Genesi “non è mai accaduto”, ha assecondato gli eretici modernisti nella Chiesa dicendo che “il mondo di oggi non è più quello di un tempo” e abbracciando la tiritera sulla discriminazione. Ma all’infuori di questi argomenti, che qualcuno potrebbe sostenere essere assolutamente marginali nel suo apostolato online (eppure rimangono gravissimi), preme porre l’attenzione su due elementi centrali nel suo operato:

  • Santo non è colui che non cade mai, ma colui che sa rialzarsi ogni volta”. Già è stata esaminata questa affermazione, molto pericolosa perché senza distinguere il peccato mortale da quello veniale si rischia di legittimarlo o di far pensare che anche i Santi commettessero peccati mortali senza problemi. Invece liberarsi da questi e vivere in grazia di Dio è il primo passo della vita spirituale;
  • Dio si trova qui, non chissà dove, ma negli altri”. Questa affermazione e tutta la visione della realtà che genera è al centro del pensiero modernista, ed il suo diniego (descritto a inizio articolo) nell’esperienza dello scrivente è stato il primo passo per riallinearsi all’unica vera dottrina della Chiesa e porre fine alle sofferenze dell’anima. Questo pensiero è diffusissimo in parrocchie e associazioni: dal momento che l’esperienza di un’amicizia sincera fa nascere una gioia immensa, si arriva a sostenere questa sorta di immanenza di Dio nell’uomo, che in ultima istanza porta ad un perverso panteismo. Perché esaltando il rapporto interpersonale si giunge ad esaltare l’uomo, e a costruire un apparato della propria fede in cui le relazioni sono più importanti della preghiera. Spesso è difficile scovare questo errore nel proprio cuore, perché le relazioni vere vengono vissute all’interno della comunità religiosa, come l’oratorio, e dunque spesso i due elementi condividono le circostanze e si accompagnano l’uno all’altro. Eppure le conseguenze di questo pensiero non possono che essere disastrose, come lo è qualsiasi circostanza tolga Dio dal primo posto nella propria vita.Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo” (Lc 14,26).

Mostrati questi esempi al lettore, e spiegati gli errori a loro associati, non si può che passare a suggerimenti pratici.

Il primo, probabilmente già abbastanza chiaro, è quello di limitare l’utilizzo dei social network e stare il più lontano possibile da contesti ambigui e istrionici. Se ne sono citati alcuni, ma il web ne è pieno. Sant’Alfonso insegna che “l’atmosfera del mondo è nociva e pestilenziale, chi la respira prende facilmente l’infezione spirituale.”

Il secondo proviene da Padre Pio, ed è l’atteggiamento che il Santo di Pietrelcina assunse nei confronti dei modernisti del suo tempo: “Un giorno, alcuni colleghi discutevano col definitore generale (il consigliere vicino al provinciale o al generale di un ordine religioso) i problemi dell’ordine, quando Padre Pio, assumendo un atteggiamento scandalizzato, esclamò, con uno sguardo severo nei suoi occhi: «Che cosa volete a Roma? Che cosa intrallazzate? Volete cambiare anche la regola di San Francesco»? Il definitore replicò: «Padre, si vorrebbero proporre dei cambiamenti perché i giovani non vogliono più saperne della tonsura, dell’abito, dei piedi scalzi…». «Cacciateli! Cacciateli! Che cosa bisogna dire? Forse che fanno un favore a San Francesco prendendo l’abito e seguendo la sua regola di vita, o non è piuttosto San Francesco che offre loro questo grande dono?»”.

Una chiosa conclusiva la si dedica ai vari “influencer cattolici”: è tempo di smetterla di avere complessi di inferiorità col peccato e adattare certe dottrine per voi ostiche a vostro piacimento. “Il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” dice Gesù (Mt 11,30), quindi di cosa avete paura? E, per cortesia, si evitino polemiche sul divisionismo nella chiesa o sull’estremismo, allo scrivente e a chi pubblica non interessa fare la guerra a voi, ma al peccato. Se poi non si sopportano critiche al proprio operato, si cambi mestiere.

Beato Pio IX: “Se qualcuno dirà che può accadere che ai dogmi della Chiesa si possa un giorno – nel continuo progresso della scienza – attribuire un senso diverso da quello che ha inteso e intende dare la Chiesa: sia anatema”.