Si fa sempre più caldo il clima attorno alla mostra di Carpi. E se a breve è previsto un Comunicato del Comitato Beata Giovanna Scopelli con cui si indirà una grande processione riparazione (si parla di vasta adesione nel mondo associativo), oggi a destare interesse è una nota dell’Avv. Francesco Minutillo, giuntaci poco fa.

Minutillo – che il 25 aprile prossimo a Reggio Emilia, nel corso dell’evento “Cattolici romani 2024: stati generali. A che punto è la notte?”, ragguaglierà il pubblico sugli ultimi sviluppi della vicenda giudiziaria – pubblica una serie di informazioni rilevanti.

“Abbiamo prodotto – scrive l’avvocato – anche ulteriori elementi assolutamente inediti. In primo luogo la registrazione audio di una visita guidata alla mostra che è avvenuta in data 3 marzo, prima che si sviluppassero tutte le polemiche, nella quale l’incaricata diocesana alla precisa domanda se il quadro Inri rappresentasse un atto sessuale rispondeva con una risata dicendo: «Bè, potrebbe… del resto quello di provocare è uno degli intenti dell’artista».  Sul punto abbiamo anche chiesto l’acquisizione delle anche le recenti dichiarazioni a del vicario monsignor Ermenegildo Manicardi rese all’emittente locale TVQui Modena nelle quali il medesimo ha dichiarato espressamente: «Ammettiamo che INRI-Longino sia equivoco» peraltro raccontando come la Curia avesse già ricevuto contestazioni di blasfemia della mostra ancor prima dell’apertura”.

Prosegue la nota: “Nell’ambito delle nostre indagini difensive sulla persona dell’artista Saltini abbiamo potuto accertare come il medesimo abbia frequentato un Master in comunicazione concluso con la pubblicazione di una tesi [su un autore, Lenny Bruce, definito comunemente come predicatore blasfemo e profeta sacrilego, che ha scritto un libro] inquietante: “Come parlare sporco e influenzare la gente” […]. Dunque per quanto ci riguarda ci sono ben pochi dubbi sulla blasfemia dell’opera Inri Longino, la cui titolazione fuorviante, analogamente a quella di tutte le altre opere, cerca di influenzare chi guarda – ed anche chi ha ospitato la rassegna –  sviandolo dalla verità raffigurata”. 

Ancora: “Abbiamo anche chiesto l’acquisizione del fascicolo sulle indagini del danneggiamento dell’opera: sul punto, a differenza dell’imprudenza della Diocesi e di tanti che hanno commentato nell’immediatezza degli eventi, che poi si sono rivelati ben diversi dall’accoltellamento al collo dell’artista che era stato inizialmente riferito, continuiamo a mantenere riservato ogni commento fino a quando non si sarà fatta piena luce  sui fatti”.


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Immagine in evidenza modificata da Pexels.