Il 23 luglio 1847 è una data importante negli annali ecclesiastici, perché in quel giorno Pio IX, con il breve “Nulla celebrior” ripristinava il Patriarcato Latino di Gerusalemme, solo titolare dal 1291.
«Nessuna città fu più celebre per religioso culto di Gerusalemme, nessuna regione fu dai Cristiani frequentata con più illustri manifestazioni di devozione della Palestina. Poiché, contenendo dovunque quella città illustri monumenti delle gesta di nostro Signore Gesù Cristo e nel suo stesso aspetto rispecchiando in certo modo i santissimi esempi di virtù con i quali il Divino Redentore del genere umano nobilitò in modo speciale quella città, non poté non avvenire che, fin dagli esordi della Chiesa, la città medesima fosse sempre tenuta in grande onore dai Cristiani. Ma ciò che costituisce propriamente e principalmente la eccellenza di Gerusalemme é il ritrovarsi in essa quel glorioso sepolcro nel quale il Nostro Salvatore rimase tre giorni racchiuso dopo la Sua morte e dal quale il terzo giorno, trionfando, con mirabile prodigio, della Sua morte, risuscitò per Sua virtù e confermò la divinità della Religione da Lui istituita … Ciò spinse in ogni epoca il popolo cristiano a venerare e curare quei luoghi e una cosi grande devozione dei Cristiani verso la Palestina e specialmente verso il sepolcro del Signore li commosse talmente che, allorquando quei luoghi caddero in potere dei barbari, dai Principi europei furono fatte per lungo tempo e rinnovate delle guerre allo scopo di recuperare i medesimi luoghi e di liberare i fedeli dalle gravissime calamità e dalla ingiusta, durissima schiavitù in cui erano ivi tenuti … Dopo matura e diuturna deliberazione Nostra abbiamo approvato il disegno della medesima Congregazione (di Propaganda Fide), ed abbiamo deciso di condurlo senza indugio alla desiderata attuazione. Pertanto, per autorità di Dio Onnipotente e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, ripristiniamo in Gerusalemme l’esercizio della giurisdizione del Patriarca Latino e dichiariamo che, d’ora in poi, il medesimo è tenuto all’obbligo della residenza, come un tempo»
Nel concistoro del 4 ottobre successivo, ottenuto l’accordo con la Sublime Porta, lo stesso Pontefice nominava il Patriarca nella persona di mons. Giuseppe Valerga:
«E dopo che per le vicende tristissime delle cose e dei tempi furono quelle terre tolte al dominio de’ cristiani imperatori, i Romani Pontefici nostri predecessori ei principi cattolici, altamente desiderosi di accorrere in aiuto dei fedeli posti in gravissime angustie e sottrarli alla ingiustissima e crudelissima schiavitù dalla quale erano oppressi, in diversi tempi non lasciarono cosa alcuna intentata per togliere quei luoghi al dominio degl’infedeli. Quindi la Chiesa di Gerusalemme, a cui da Innocenzo III nostro predecessore fu confermata nel quarto Concilio Lateranense la patriarcale dignità, tenuta mai sempre in sommo onore, divenne special cura e sollecitudine dei Romani Pontefici, i quali per vero, anche quando quei santi luoghi tornarono in potere degl’infedeli, anzi quand’anche appena rimaneva qualche speranza di ricuperarli, non lasciarono mai di nominare e stabilire i Patriarchi latini di Gerusalemme, quantunque dovessero esonerarli dall’obbligo di residenza finché in quei luoghi dominassero gl’infedeli e in altro modo secondo le loro forze provvedere al bene spirituale de’ cristiani. Noi, certamente in sommo solleciti per quella porzione del gregge del Signore, presi da intensissimo amore per quei luoghi, fino dal del nostro pontificato nulla così importante giudicammo quanto il poter fare che il Patriarca Gerosolomitano di rito latino novellamente sedesse nella sua sede. Quando poi coll’aiuto di Dio vedemmo, come era ardente nostro desiderio, tolta di mezzo ogni difficoltà e non essere dalle circostanze presenti alcun modo impedito che lo stesso Patriarca potesse in persona governare la sua Chiesa, giudicammo non dovere frapporre indugio alcuno a condurre la cosa al desiderato fine per maggior gloria di Dio e pel bene di quei fedeli. Per il che fu nostra cura di compiere quest’opera di tanta importanza … E poiché il venerabile fratello Daolo Augusto [Foscolo] abdicò il Patriarcato latino di Gerusalemme del quale era insignito, e noi, accettata e approvata simile abdicazione, abbiamo sciolto dal vincolo che lo stringeva lo stesso venerabile fratello; abbiamo quindi stimato di procedere alla elezione del nuovo Patriarca. Pertanto per suffragio della ricordata congrezione [Propaganda Fide] abbiamo stabilito di eleggere a Patriarca Latino Gerosolimitano il nostro figlio diletto, sacerdote Giuseppe Valerga, il quale essendo sperimentato di singolare integrità, pietà, dottrina, prudenza e attitudine nel governo delle cose e devotissimo a questa cattedra di Pietro ed avendo esercitato egregiamente l’officio di missionario nella Siria, nella Mesopotamia e nella Persia, diligentemente si diè pensiero di condurre a termine gravi negozi di religione a lui affidati. Onde abbiamo fondata speranza ch’egli, fornito di doti così preclare, le medesime, confidando nel celeste soccorso, porti nel luogo del Patriarcato e si adopri con maggiore alacrità e maggiore studio di mostrarle ed esercitarle, specialmente ad incremento della religione cattolica e ad utilità del popolo a lui affidato»
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fonti: santosepolcrosicilia.it ; P. BALAN, Continuazione alla Storia universale della Chiesa cattolica dell’ab. Rohrbacher, vol. 1, Torino, 1884 (III ed.), pp. 205-207.
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