Ovviamente – e questo vale per personaggi trattati tanto nei vari articoli quanto nei libri – il giudizio complessivo su figure di spicco della letteratura, ora eccentriche, ora controverse, deve tenere come supremo criterio quello della Dottrina Cattolica: salvare il buono, rigettare il cattivo, usare prudenza per tutto [RS]
di Luca Fumagalli
Frederick Rolfe (1860-1913), comunemente noto con lo pseudonimo di Baron Corvo, è uno di quegli scrittori minori del panorama britannico che continua ad affascinare, se non per la prosa levigata, almeno per la parabola biografica da irregolare, fatta di continue frustrazioni. Cattolico non esente da una vita disordinata, in politica schierato su posizioni reazionarie, fu un perenne randagio, tanto malinconico quanto rancoroso, e della sua produzione letteraria oggi si è soliti ricordare solamente Adriano VII, un romanzo del 1904 in cui le fantasie di rivalsa dell’autore si incarnano in un papa autocrate ma al fondo benevolo.
Mentre negli anni Novanta si trovava in Galles, cercando di tirare a campare dipingendo arazzi da processione per la parrocchia che lo ospitava, Rolfe scrisse alcuni racconti leggeri a sfondo religioso, sei dei quali vennero pubblicati tra il 1895 e il 1896 sulle pagine del prestigioso «Yellow Book», periodico simbolo della stagione fin de siècle. Per lui si trattò di un primo successo dopo tanti stenti, nonché di un invito a tentare con maggior ambizione la carriera dello scrittore.
Del resto, testi frizzanti e votati al disimpegno come i suoi ben si adattavano al nuovo corso del trimestrale diretto da Henry Harland che, all’indomani del famoso processo che aveva causato la condanna di Wilde, voleva prendere il più possibile le distanze dal suo pericoloso mondo di efebi estetizzanti. Evitare ogni possibile associazione con lo scrittore irlandese era dunque fondamentale per sperare di continuare a vendere copie senza dover chiudere anzitempo i battenti.
Nel settembre del 1898 l’editore John Lane, iniziatore del progetto, decise di raccogliere i racconti del Baron Corvo – un miscuglio di agiografia, folklore, mito ed echi biblici – in un piccolo volume, intitolato Stories Toto Told Me.
Gli episodi, che si immaginano riportati all’autore da Toto, un contadinello italiano, delineano con delicate tinte pastello un microcosmo arcadico in cui alto e basso convivono all’insegna della purezza, custodito dal compassionevole sguardo divino. Se i santi e gli angeli che vi sono descritti sembrano molto più “umani” e animati dalle nostre medesime passioni, allo stesso tempo sono parte di una realtà in cui il sorriso e la gioia hanno ogni volta il sopravvento, anche quando si mostrano più evidenti le sfumature sottilmente crudeli di derivazione boccacesca e chauceriana. Sullo sfondo si combatte una lotta senza tregua tra bene e male, ma la disfida raramente è credibile, perché già dalle prime battute appare chiaro come le forze del paradiso siano destinate sempre e comunque a trionfare su quelle degli inferi.
Lo stile delle storie segue un andamento fiabesco, fatto di divagazioni e strutture ridondanti, in cui riferimenti eruditi alla cultura classica si alternano a descrizioni minuziose.
La prima, Su San Pietro e San Paolo, mostra il duello a distanza tra i due santi, entrambi desiderosi di avere una chiesa romana a loro dedicata prima del rivale. Seguono Sui gigli di San Luigi, con San Sebastiano e San Pancrazio a combinare guai, e Un capriccio dei Cherubini, che parla degli screzi tra alcune creature angeliche e un diavolo. Sulla Beata Beatrice e la mamma di Pietro si dilunga invece sul presunto egoismo della madre del primo papa; nel finale, Su l’eresia di San Serafico, una vicenda di invidie e false accuse tra religiosi, precede l’episodio più struggente e formativo del libretto, Sul modo in cui i Cristiani si amano l’un l’altro, in cui si narra della morte di un neonato dopo aver ricevuto il battesimo.
Purtroppo Stories Toto Told Me – ampliato e ripubblicato nel 1901 col titolo In His Own Image – non vendette quanto sperato e i problemi economici di Rolfe continuarono pure negli anni successivi. Il testo venne inoltre ostracizzato da alcuni cattolici, perché ritenuto troppo eccentrico, mentre altri presero a distribuirlo come “il quinto Vangelo”, in primis il sacerdote e romanziere mons. R. H. Benson.
Tradotti da Giovanni e Giuseppe Balducci, i racconti di Toto sono ora disponibili in italiano grazie alla meritoria casa editrice Aragno cha li ha appena dati alle stampe col titolo Di santi, diavoli e… «The Yellow Book» 1895-1896. Si tratta di un’ottima occasione per riscoprire questo testo imprescindibile della bibliografia rolfiana, per farsi un’idea diretta e non filtrata da pregiudizi calunniosi o semplicemente propagandistici del valore letterario e apologetico dell’opera, un prodotto forse inferiore rispetto ai suoi romanzi più noti, ma non per questo meno interessante.
Il libro: Frederick Rolfe (Baron Corvo), Di santi, diavoli e… «The Yellow Book» 1895-1896, Nino Aragno Editore, Torino, 2024, 96 pagine, 15 Euro.
Per chi volesse: https://www.ninoaragnoeditore.it/opera/di-santi-diavoli-e-the-yellow-book-1895-1896
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Fonte immagine di copertina: https://www.the-tls.co.uk/lives/biography/slippery-art-of-biography-essay-craig-brown/