Nota di RS: è questo il quarto articolo che l’amico Flavio Pisaniello pubblica per Radio Spada. Ne è stato mantenuto integralmente lo stile volutamente popolare “pop”, dovuto alla giovanile esuberanza dell’autore, unito però alla sodezza di dottrina e alla chiarezza della visione d’insieme. Ai nodosi vincastri di queste giovinezze Radio Spada si appoggia per continuare il suo cammino e per le sua battaglie nel terzo decennio del ventunesimo secolo. (Piergiorgio Seveso, presidente SQE della Fondazione Pascendi)
di Flavio Pisaniello
Vorrei anzitutto incominciare fornendo una definizione di conservatore; come dice la parola stessa, il conservatore è colui che conserva o custodisce un qualcosa inalterato nel tempo. Perciò chi conserva dovrebbe custodire un insieme di valori o cose di questo tipo, nel nostro caso la fede, prescindendo dai tempi che esigono un cambiamento o una riforma.
La Chiesa Cattolica “ufficialmente intesa” è popolata da due schiere, i conservatori e i progressisti. Esiste in realtà una terza schiera, quella dei tradizionalisti, che sono i veri custodi del Depositum fidei in assenza della custodia da parte dei Pastori legittimamente predisposti.
Qual è l’atteggiamento dei conservatori nella Chiesa oggi? E cosa custodiscono di inalterato nel tempo? Ebbene, per rispondere a questa domanda è necessario dare un rapido sguardo alla “gerarchia conservatrice”.
Le teste di questo mondo “conservatore ma non troppo” sono personalità come il Cardinale Gherard Ludwig Muller, il Cardinale Raymond Leo Burke, il Cardinale Robert Sarah, il Vescovo Mons. Athanasius Schneider, il Vescovo Mons. Joseph Edward Strickland, il Vescovo Salvatore Joseph Cordileone ecc.
Quali sono gli ideali cosiddetti conservatori sostenuti da questi ultimi? Che cosa conservano costoro della dottrina cattolica? Ebbene, costoro custodiscono alcuni aspetti della morale sessuale; il no alla comunione per i divorziati e risposati, alle unioni omosessuali, ad una sessualità attiva pre-matrimoniale e fuori del fine procreativo, all’eccesso ecumenico sincretista, all’aborto, all’eutanasia e alla radicale restrizione alla celebrazione della liturgia secondo il Messale del 1962 imposta da Francesco con Traditionis Custodes.
Bene, certamente questi sono fattori importanti cui opporre un rifiuto. Peccato che la Tradizione non sia solo questo, altrimenti la partita sarebbe, detto fra noi, fin troppo facile.
La vera custodia della dottrina integrale è anche (e soprattutto) dire No all’Ecumenismo, al Dialogo Interreligioso, alla Collegialità, alla Nuova Ecclesiologia, alla Libertà Religiosa, alla Nuova Messa riformata da Paolo VI nel ‘69, all’Antropocentrismo etc.
Tutto questo però, sembra andare in fondo bene al conservatore medio, che sì predilige la Messa di San Pio V, ma al tempo stesso celebra e sostiene la Messa di Paolo VI. Quegli stessi conservatori che sì prediligono un ridimensionamento del dialogo ecumenico ed interreligioso, ma che al tempo stesso non combattono l’idea di fondo di un dialogo con altre religioni, che siano cristiane o meno, privo del fine della conversione. Quei conservatori che sì prediligono una Chiesa più teocentrica, ma che al tempo stesso non disdegnano totalmente una Chiesa antropocentrica. Quei conservatori che sì prediligono il Romano Pontefice come Vicario di Cristo e non come semplice “primus inter pares”, ma che allo stesso tempo lo invitano a lavorare in modo più collegiale con l’episcopato mondiale senza tirannie da sovrano assoluto. Quei conservatori che sì prediligono un cristocentrismo sociale e politico, riempiendosi ogni tanto la bocca del motto di San Pio X “Instaurare Omnia in Christo”, che però poi sostengono la libertà religiosa, che de facto toglie ogni diritto alla Verità Infallibile per conferirne unicamente all’uomo più che fallibile. Quei conservatori che si beano della massima ecclesiologica “Extra Ecclesia Nulla Salus”, ma che poi accettano la locuzione “subsistit in” di Lumen Gentium, che toglie il carattere identificativo della Chiesa di Cristo con la Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana.
Cari conservatori, la Tradizione e la conservazione della fede millenaria di Roma non consiste unicamente nel difendere la morale sessuale o certe altre dottrine dai loro eccessi, la conservazione deve essere per tutto ciò che riguarda la Tradizione, altrimenti non si è conservatori di qualcosa, ma di un compromesso tra la Tradizione e la Riforma (Rivoluzione).
Infatti il conservatore medio tende a “sparare a zero” su Francesco salvando e santificando i suoi predecessori, come se la Rivoluzione fosse iniziata nel 2013 con l’esaltazione al Sacro Soglio di Papa Bergoglio. Ora, per capire al meglio la Tradizione, si deve anzitutto metabolizzare con serenità che Francesco è solo il punto di arrivo di un processo iniziato con la morte di Papa Pio XII e la conseguente elezione di Roncalli a Giovanni XXIII che ha portato poi alla convocazione del Concilio Ecumenico Vaticano II, evento che ha portato le nuove dottrine sopra elencate contro cui i conservatori non si schierano.
Riflettiamoci bene, se fino all’11 febbraio 2013, giorno dell‘abdicazione dell’emerito Benedetto XVI, ci fosse stato, al posto di Ratzinger, un “Papa Pio XVI”, certamente non gli sarebbe mai potuto succedere un Francesco così accelerato nel compimento delle riforme del Vaticano II. Quindi, se Francesco è così accelerato nella riforma/rivoluzione è perché prima di lui ci sono stati altri riformatori che certamente gli hanno permesso tutto ciò che Lui oggi compie.
Chi tende, come il conservatore medio, a vedere una rottura tra Benedetto e Francesco non si fida dello stesso Ratzinger, poiché quest’ultimo pare volesse nominare il cardinale Bergoglio come Segretario di Stato Vaticano agli albori del proprio pontificato, racconterà poi un sacerdote di nome padre Miguens. Ratzinger ammirava e stimava la persona di Bergoglio già dagli albori del suo pontificato nel 2005 alla morte di Giovanni Paolo II, tanto che lo stesso Papa Wojtyla consacrerà vescovo e creerà cardinale Bergoglio, mostrandogli così che, secondo lui (Wojtyla), Bergoglio era meritevole non solo di essere un successore degli apostoli con la carica episcopale, ma anche un principe della Chiesa con la carica cardinalizia. Ora, non ritengo possibile che un Papa Wojtyla o un Papa Ratzinger ci tenessero tanto ad elevare nella gerarchia ecclesiastica un sacerdote (Bergoglio) in cui vedevano una discontinuità rispetto alle loro dottrine.
Lo stesso Bergoglio, anni dopo la sua elezione a Francesco I, ha affermato di essersi confrontato più e più volte privatamente sul da farsi nella Chiesa con il “nonno saggio” Benedetto XVI. Certamente poi, come scrisse lo stesso Padre Georg in “Nient’altro che la verità”, ci sono dei punti attuati da Francesco che Benedetto non avrebbe mai attuato dal canto suo, prendiamo in esempio la manifesta contrapposizione tra il Motu Proprio Summorum Pontificum (di Benedetto XVI) e Traditionis Custodes (di Francesco). Summorum Pontificum liberalizzò certamente la liturgia celebrata secondo il Messale del 62’, al tempo stesso però Ratzinger definì tale forma della messa in piena continuità con quella successiva elaborata dalla commissione liturgica istituita da Montini. Cosa che, per un buon cattolico integrale, è semplicemente inaudita.
Il conservatore che oggi piange la triste scomparsa del Motu Proprio di Ratzinger dovrebbe rallegrarsi perché nulla ha fatto di buono, o comunque poco e niente. Perché Ratzinger, con quel motu proprio, non tentò la restaurazione della liturgia tradizionale bensì una pacifica convivenza tra le liturgie celebrate secondo i due diversi messali. Il problema di questa convivenza è che, nel far convivere le diverse liturgie, si fanno convivere anche le due diverse ecclesiologie, cosa totalmente sbagliata! Perché o si attua e accetta la tradizionale ecclesiologia, quella pre-conciliare, oppure si attua e accetta quella nuova, l’ecclesiologia conciliare e post-conciliare. L’unione degli opposti non è cosa cristiana, o ci si schiera da una parte oppure dall’altra, non si accettano compromessi, questo ci è detto dal Signore stesso “O sei con me o sei contro di me”, non disse di certo “un po’ stai con me e un po’ contro di me”, così il Signore ci ha ampiamente dimostrato che nella fede non c’è spazio per il compromesso.
Tornando a bomba sul conservatorismo, che oggi non è da intendersi come tradizionalismo come abbiamo ben visto, esso è mera espressione del compromesso tra i due poli, ovvero tra la Tradizione ed il progresso, della serie non è né carne né pesce. Quel compromesso che oggi, in certe realtà, è riuscito a generare un vero e proprio terrorismo spirituale, attuando tale ideologia del compromesso in delle realtà che sono caratterizzate dal settarismo. Statene alla larga! Da quella parte non c’è la Tradizione.
E voi da che parte state?
Fonte immagine: Pixabay



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