Con piacere annunciamo l’inizio di una nuova collaborazione: Marco Iotti presenta oggi il suo primo articolo su Radio Spada in relazione al doloroso ma interessante tema della generazione Neet. (Piergiorgio Seveso)



di Marco Iotti

Not in Education, Employment or Training. Il termine NEET è un ciclone che si abbatte sui nostri giovani. La parola meriterebbe il premio del neologismo più famoso del nostro tempo. Ce lo presentano un po’ ovunque, ne parlano in tanti, in tutte le salse. Cosa a mio parere un po’ disgustosa, visti i pochi risultati che le istituzioni in genere portano!

Andiamo dritto alla questione. Il Paese e il sistema Italia, negli ultimi venti anni, ha perso un quinto dei nostri giovani, cioè molti giovani italiani sono partiti per scappare all’estero, per crearsi una vita migliore, mentre in Italia, in pieno inverno demografico, fanno fatica a crearsi una propria vita, uscire di casa e farsi un proprio percorso nella nostra società.

Cosa significa dunque generazione Neet? Ebbene, è la generazione dei giovani che non lavorano, non studiano e neanche si formano, termine coniato in Inghilterra nel 1999. Da allora questo incubo assilla milioni di persone in Europa. L’Italia si confronta con una sfida demografica di vasta portata, evidenziata da un calo significativo nella sua popolazione giovane. Negli ultimi due decenni, abbiamo assistito a una riduzione di quasi 3,5 milioni di giovani under 35, con un tasso di decremento di circa il 21%.

Questo fenomeno ha colpito particolarmente il segmento femminile, con una diminuzione di quasi il 23% contro il quasi 20% maschile. Un confronto che a livello europeo pone l’Italia in una posizione allarmante: siamo gli ultimi per incidenza di giovani, ben sotto la media dell’Unione Europea. Si guardi ad esempio alla “fuga di cervelli” con quasi 18.000 che nel 2021 hanno optato per l’espatrio, rispetto nel 2011.

Le basse retribuzioni dei giovani che nel 2022 nel settore privato, rappresentano una problematica molto seria, si è fermata a 15.616 euro, rispetto ai 22.839 euro complessivamente rilevati nel settore. Questa disparità retributiva si manifesta anche nei diversi tipi di contratto: i giovani con contratti stabili percepiscono in media 20.431 euro, mentre coloro con contratti a termine e stagionali guadagnano rispettivamente 9.038 euro e 6.433 euro. Nel settore pubblico, invece, i giovani lavoratori (15-34 anni) hanno raggiunto una retribuzione lorda media annua di 23.253 euro nel 2022, che rappresenta una volta e mezza quella del settore privato. Tuttavia, nonostante un incremento nominale delle retribuzioni dal 2018, sia nel settore privato sia in quello pubblico, considerando l’inflazione, si registra una diminuzione del potere d’acquisto, con una variazione negativa delle retribuzioni reali pari al -1,7% nel privato e al -7,5% nel pubblico 1.

Generazione di disperati, con la voglia di ripartire, come dicevamo! Dagli ultimi dati di Luglio 2024 il numero di giovani Neet scende al 16%, ma l’Italia rimane il fanalino di coda del’ Europa, riguardo ai problemi giovanili. Tra questi giovani Neet, che non lavorano e non studiano, ricorrono varie problematiche: l’incidenza formativa e le opportunità educative, in primo luogo molti non riescono a trovare nel sistema educativo un percorso che li porti a un lavoro stabile, con un salario dignitoso.

Diversi purtroppo vedono in molte imprese lo spettro dello sfruttamento, con contratti a tempo determinato e salari bassi. Un altro dato che incide fortemente è la povertà economica che nel 2023 era nei minori il 14% (influisce sulla dispersione scolastica). In Italia la media nazionale dei giovani che escono di casa è sulla soglia dei 30 anni, molto alta rispetto alla media europea.

Un Paese dovrebbe dare fin da piccoli un’educazione per costruirsi un futuro sereno, la possibilità di crearsi una famiglia, che possa vivere dignitosamente. Con contratti a misura d’uomo e con salari giusti, senza dovere scappare all’estero per costruirsi una vita migliore. Ci vogliono politiche e riforme lungimiranti per i nostri giovani, se il paese non vuole morire.

Riforme che portino al centro la famiglia e i giovani, se non vogliamo vedere i nostri giovani – per chi non può permettersi una formazione alta – perdersi tra una pizzetta, una partita di calcio e un gin tonic, con una vita vuota. E questo già per i più fortunati.


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  1. https://consiglionazionalegiovani.it/comunicati-stampa/giovani-2024-il-bilancio-di-una-generazione-pubblicato-il-rapporto-eures-per-il-consiglio-nazionale-dei-giovani-e-lagenzia-italiana-per-la-gioventu/ ↩︎