di Piergiorgio Seveso
Più passano gli anni, più si squadernano le stagioni sotto i nostri occhi, più fissiamo lo sguardo sulle acque morte, stagnanti, a tratti fetide dei social, più avvertiamo che l’anti-bergoglismo da tardiva moda, da posa critica di sagrestia, da rigurgito da tastiera si sta trasformando via via in una colorita eresia antisociale, in una repubblichetta di un neo-circoncellionismo mutante e trionfante, come ai tempi di Valdo o di Thomas Müntzer.
Beninteso: chi scrive ha plaudito di tutto cuore e con tutta la forza della sua mente e fin nei più intimi recessi del proprio animo a quel momento disvelatore, rivelatore, tragicamente inveratore del neomodernismo, a quel regno che ha spazzato via per sempre quella ciclopica tentazione sotto l’apparenza di un (qualche) bene che è stato il tempo del gran sofo, del gran veglio bavarese.
Chi mi avesse visto la fredda sera del 13 marzo 2013 mi avrebbe visto raggiante, quasi coi calzari alati di Mercurio, correre per le strade di Milano, lieto che il sottile inganno dell’ermeneutica della continuità fosse palesemente in via di archiviazione, soddisfatto che la via per accomodationem alla sintesi tra Fede romana ed eversione modernistica fosse sbarrata PER SEMPRE.
In questo Francesco, il distruttore argentino, ha soddisfatto in moltissimo tutte queste mie trepide speranze, queste attese dopo gli anni angosciosi delle “forme straordinarie”, delle “(pseudo)lotte contro il relativismo”, dei ”valori (ir)rinunciabili”, ha soddisfatto le attese, portandomi spesso oltre le soglie del meraviglioso e talvolta dell’indicibile. Abbiamo attaccato da subito e a colpi di lama questa “nuova” versione sudamericana di un vecchio problema, coscienti che la rivoluzione mangia se stessa e mai va confusa con una sua singola fase. Meglio affrontare un errore manifesto e riconoscibile da quasi tutti, piuttosto che uno nascosto. Così fu.
Dicevo: chiarezza finalmente, seppur nella sovversione più irricevibile. Francesco ha portato una luce ermeneutica inequivocabile e IRREVOCABILE sui “documenti conciliari” del Vaticano II: ne ha “canonizzato” ideatori e promotori (Roncalli), sanzionatori ed interpreti (Montini), divulgatori, banditori e propagandisti (Wojtyla), ne ha mostrato gli sviluppi omogenei e talvolta impliciti.
Ovviamente però l’uomo contemporaneo, colmo di un sensismo degenere e omni-pervasivo, si ferma stabilmente a ciò che annusa e vede, al sensazionale, all’effimero, a ciò che può toccare con mano. Rifugge dalla ricerca delle cause, assolutizza gli effetti, rifiuta l’assennata ricerca e la ruminazione dei suoi echi fedeli e si affida ai titoli gridati, alle rimasticature di gazzettieri, agli occhielli ammiccanti dei giornali. In una parola bandisce la Storia, intronizza la Cronaca come regina di un Carnevale senza Quaresima.
In questo modo si assolutizza l’attimo, si ignora l’Eterno: invece di una crisi unica, catastrofica, apostatica cui rispondere con l’esercizio quotidiano della Fede cattolica e ovviamente delle altre virtù teologali e cardinali e con tutte quelle soluzioni che uno stato di necessità, o meglio di emergenza assoluta, impone, ci troviamo la soluzione semplice di un “invasore del Papato” fonte di ogni male, scaturigine di ogni malizia, tra demonizzazioni e reazioni social da chiacchiericcio del Bar dello Sport.
Scambiato l’effetto per la Causa, fissato il 2013 come annus horribilis, abbiamo assistito increduli e disgustati ad una montante marea di mucillagine anti-teologica e anti-integristica, ad un oblio parziale della lotta anti-modernista compiuta negli ultimi cento e poi ancora negli ultimi sessant’anni, ad una centrifuga di frammenti teologici di ogni tipo (dall’ottimo al ciarpame mortifero) tale da creare una bevanda dall’inequivocabile color guano, certamente venefica per le anime, imbevibile e non nutriente per i corpi.
Radio Spada (e i suoi molti e fedeli amici) che come negli anni passati ha combattuto il neomodernismo, i suoi caporioni e corifei, non può che confermare ancora una volta la sua presa di distanza da questa nuova pericolosa tendenza, da questo anti-bergoglismo approssimativo. Questa è la rotta tracciata, ovviamente senza mancare alla carità, senza escludere di accogliere eventuali rinsaviti, senza abbassarsi all’immenso pollaio perennemente attivo nei campi dell’internet. La mano è tesa a tutti, ma non a qualsiasi condizione e a ogni costo.
Chi ci ha incrociati sa che, quando lo reputiamo necessario, sappiamo batterci sorridendo e senza requie, in una sorta di spensierata “guerra totale”, anche sostenendo più fronti contemporaneamente, tanto interni quanto esterni, anche contro le oliate macchine di certo mainstream politico, ideologico ed ecclesiale, anche in campo aperto nel mezzo di piazze e strade. Già forze fresche, con la fiducia e la baldanza dei vent’anni, ci hanno raggiunto in questo Bellum Dei: certo avremmo bisogno anche di un Simon de Montfort anti-cataro, ma per questo non poniamo limiti alla Provvidenza.
Un ringraziamento speciale va ai tanti che hanno seguito con attenzione Radio Spada in questi mesi, in una delle estati più operose e produttive degli ultimi anni. Pochi giorni fa con L’Amore dell’Eterna Sapienza e la Lettera Circolare agli amici della Croce abbiamo raggiunto i 108 titoli pubblicati, in attesa di un autunno che sotto ogni aspetto, anche editoriale, si preannuncia decisamente caldo.
Ad maiorem Dei gloriam.
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Immagine in evidenza (modificata): https://www.pexels.com/it-it/foto/due-persone-che-tostano-bicchieri-di-flauto-2145/