Il tema del subsistit in è arcinoto e vecchio quanto il Concilio. Su Radio Spada ne abbiamo parlato molte volte, anche in tempi recenti*, in particolare in riferimento alla Dominus Iesu (2000), tipico caso di pseudo-frenata rivoluzionaria. Riportiamo di seguito una disamina breve ed efficace di don Andrea Mancinella (1956-2024) che, nel suo capolavoro Golpe nella Chiesa. Documenti e cronache sulla sovversione: dalle prime macchinazioni al Papato di transizione, dal Gruppo del Reno fino al presente, libera il campo da ogni ambiguità.
[…] Lumen gentium affermava: «L’unica Chiesa di Cristo […] in questo mondo costituita ed organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui»[1]. Si trattava dunque di una sola parola (sussiste), ma di una parola a cui soggiace una questione di fede, e delle più gravi. La dottrina cattolica, infatti, aveva sempre identificato la Chiesa di Cristo con la sola Chiesa Cattolica Romana, con esclusione delle varie sette eretiche e scismatiche separatesi da essa nel corso dei secoli. Si tratta, in ultima analisi, della questione più importante nella vita di ogni uomo, ossia della vera Religione e della vera Chiesa in cui poter trovare la salvezza eterna, e la voce della Tradizione e dei Padri della Chiesa era sempre stata unanime a questo proposito: «L’uomo non può conseguire la salvezza se non nella Chiesa cattolica», ricordava Sant’Agostino di Ippona, mentre «fuori della Chiesa cattolica può tutto fuorché salvarsi. Può conseguire cariche, può ricevere i sacramenti, può cantare alleluia, può rispondere Amen, può avere il Vangelo, può avere fede e predicare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ma in nessun luogo fuorché nella Chiesa cattolica, potrà conseguire la salvezza»[2]. Il testo dello Schema della Commissione preparatoria del Concilio aveva affermato con chiarezza la dottrina perenne, ribadendo che «la Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica»[3].
I neomodernisti, invece, riuscirono a far immettere nel nuovo testo conciliare, appunto, quel sussiste (subsistit), aprendo così le porte alla “demolizione” della Chiesa e all’eterna rovina di tutti, cattolici e non cattolici, mediante l’attuale ecumenismo, che considera tutte le Confessioni eretiche e scismatiche – «ortodossi», anglicani, luterani, ecc. – come già facenti parte, seppur non pienamente, dell’unica Chiesa di Cristo, nella quale la Chiesa Cattolica si limiterebbe appunto a sussistere, senza più identificarsi con essa in modo esclusivo.
Lo scopo della manovra era chiaro: manipolando e barattando la Verità rivelata, si eliminava la necessità di dover richiamare alla conversione e all’abiura delle loro eresie i fratelli separati, e nel contempo si dava loro un chiaro segnale del mutato atteggiamento della nuova Chiesa conciliare (non di quella Cattolica, però) nei loro confronti, in vista di una futura unione in una superchiesa ecumenica prossima ventura. Del resto, perfino la nota rivista La Civiltà Cattolica, oggi anch’essa obbedientemente allineata al neomodernismo, in un articolo del p. Mucci S.J. era costretta ad ammettere che il motivo del tradimento era strettamente ecumenico: «Il passaggio, dunque, dall’est al subsistit in – riconosceva il p. Mucci – è avvenuto per prevalenti fini ecumenici»[4].
[1] LG, n. 8/b.
[2] Sermone al popolo della Chiesa di Cesarea, 6, in Migne, PL, 43, 695.
[3] Cfr. anche, ad es., Leone XIII, Enciclica Satis cognitum sull’unità della Chiesa, Denz. 3300-3310.
[4] La Civiltà Cattolica, 5 dicembre 1987, p. 448.
* Uno sguardo critico (e realista) alla Dominus Iesus, di F. Pisaniello
Imm.: Pub. Dom.: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Giovanni_Paolo_II_premiazione.jpg
