Nell’articolo dedicato alle antiche cerimonie impiegate fino al 1950 per l’apertura della Porta Santa della Patriarcale Basilica Vaticana di san Pietro abbiamo detto che esse risalgono al pontificato di Alessandro VI che le istituì per il Giubileo del 1500. Di seguito il racconto di come il famoso pontefice del Rinascimento presiedette all’Anna Santo.

L’anno 1499 toccava presso che la sua metà, ed un novello centenario stava per sorgere in breve. Il Padre comune dei fedeli voleva che gli albori di questo spuntassero lieti e felici pel cristianesimo, quindi credette opportunissimo il tempo di pubblicare il secolare giubileo, nel duodecimo giorno d’aprile 1499, affinché da tutti ed ovunque si porgessero suppliche all’Autore de’ lumi per conciliare fra loro i monarchi cristiani, onde debellare gl’infedeli.
In questa prima Bolla di pubblicazione sospese tutte le altre indulgenze, ed accordava a’ sacerdoti facoltà più estese per confessare nel giubileo quelli che ricorrevano ad essi. Nel di medesimo del seguente novembre, diede fuori una seconda Bolla, con la quale permetteva a tutti i cristiani lontani da Roma di guadagnare questo giubileo, senza essere obbligati d’ivi recarsi, a condizione che pagassero una certa somma. Motivandone la deliberazione per una crociata contro ai Turchi, che non poteva imprendersi senza grave dispendio, di che avea già ragionato con gli ambasciatori di diversi principi; che gli Ungari, i Polacchi, i Boemi andrebbero ad aggredire i Turchi nella Tracia; i Francesi, gli Spagnuoli nella Grecia, ed egli medesimo col re d’Inghilterra, i Veneziani e i principi d’Italia che avean maggiore potenza sul mare, andrebbero ad assalire Costantinopoli …
Cessava Alessandro VI di brandire la spada di Paolo, e la sua destra impugnate le somme chiavi di Pietro, apriva ai fedeli dell’orbe intero il beneficentissimo tesoro inesausto delle superne indulgenze, talmente che noi, sia che consideriamo Alessandro VI qual sovrano dettante leggi civili ai sudditi suoi e castigatore delle nequizie, sia qual Pontefice supremo governatore e moderatore delle coscienze dei veraci credenti, non ci appare unquemai inoperoso; lo vediamo anzi tutto premura e sollecitudine a conservare intatto il sacro deposito della fede, ed a procacciare il maggior ben essere dei popoli.
Egli avea pubblicato, dietro l’uso da’ suoi predecessori seguito dopo Bonifacio VIII, secondo che abbiam nel precedente capo narrato, il giubileo di questo medesimo anno secolare 1500. N’estese le grazie sulle province longinque da Roma, dispensando i fedeli d’ intraprenderne il viaggio per lucrarlo, a condizione che contribuirebbero, ciascuno in proporzione di sue facoltà, alle spese della crociata, cui egli agognava d’intimare contro ai Turchi. I Francescani dell’osservanza furono incaricati di predicare le indulgenze in Italia, di levarvi le decime e le tasse sul clero, e di trasmetterne il prodotto ai Veneziani, per soccorrerli nella guerra cui sostenevano contra degl’infedeli. Gli ebrei medesimi dovettero pagare la vigesima. I cardinali non ne furono esenti, si conserva per anche il catalogo di quello che ciascheduno dovette sborsare …
Volle Alessandro VI che una via più ampia e comoda mettesse dal Castello Sant’Angelo a San Pietro, la quale venne denominata Via Alessandrina, dal nome del Papa: questa è l’istessa che fu fatta selciare nel 1505 da Giulio II, e che presenzialmente si appella Borgo-Nuovo.
Ma siccome fu affatto singolare l’apertura di questo giubileo, così ragion vuole che noi ne diamo un’apposita e compendiata descrizione.
Non fuvvi mai giubileo con tanta pompa, e con tanta divozione di popolo accorso all’acquisto delle sante indulgenze, quanto questo celebrato dal pontefice Alessandro VI. Egli con lettere apostoliche il pubblicò per tre volte: la prima addì dodici d’aprile 1498; la seconda il ventotto di marzo 1499 nel giovedì santo; la terza nel ventidue dicembre del medesimo anno. Nell’ultima fu annunziato a suono di tromba prima e dopo, seguendo in ciò l’esempio ricordato dall’antico testamento.
Nella Bolla Inter causas multiplices del venti dicembre 1499 si prescrive, che sieno visitate non solo le quattro basiliche, ma ancora gli altari maggiori di esse, e il Papa promette d’aprire egli stesso colle proprie mani la porta santa nella basilica Vaticana.
Raccontano concordemente gli storici, che quella fu la prima volta in cui dal Santo Padre fu fatta simile funzione nella vigilia del Santissimo Natale, come scrive il Burcardo maestro a que’ tempi di cerimonie, delle quali Alessandro VI era amantissimo. Egli pure fu il primo ad ordinare che nei tre giorni precedenti sonassero a festa tutte le campane, nel che venne imitato da’ suoi successori.
Con Bolla Pastoris aeterni data nel giorno medesimo, deputò i penitenzieri minori in San Pietro con piena facoltà d’assolvere nei casi riservati al Pontefice, sospendendo per quell’anno simile facoltà conceduta ad altri.
Giunta la vigilia del Natale, avanti di celebrare nella basilica Vaticana i primi vespri, vestito di piviale, col triregno in capo, portato sulla sedia gestatoria, tenendo nella sinistra un cereo dorato acceso, e colla destra benedicendo al popolo, seguito dai cardinali e prelati con candele accese, venne al luogo dov’era la porta santa. Ivi deputò i legati a latere ad aprire quelle delle altre basiliche. A quella di S. Paolo un arcivescovo suo prelato domestico; un cardinale a S. Giovanni in Laterano; ed a Santa Maria Maggiore il cardinale Orsini arciprete della medesima. Indi si partirono i legati. I musici incominciarono a cantare il salmo Jubilate Deo omnis terra, terminato il quale il Pontefice recitò i seguenti versetti, rispondendo i musici.

℣. Aperite mihi portas justitiae.
℞. Ingressus in eas confitebor Domino.
℣. Haec est porta Domini.
℞. Justi intrabunt in eam.
℣. Introibo in domum tuam, Domine.
℞. Adorabo ad templum sanctum tuum in timore tuo.
℣. Haec dies quam fecit Dominus.
℞. Exultemus et laetemur in ea.
℣. Aperite mihi portas justitiae.
℞. Ingressus in eas confitebor Domino.
℣. Haec est porta Domini: justi intrabunt in eam.
℞. Introite in conspectu ejus in exultatione.
℣. Domine exaudi orationem meam.
℞. Et clamor meus ad te veniat.
℣. Dominus vobiscum.
℞. Et cum spiritu tuo.
Oremus.
Deus, qui per Moysen famulum tuum populo Israelitico Annum Jubilæi et remissionis instituisti: concede propitius nobis famulis tuis Jubilaei annum hunc tua auctoritate institutum, quo Portam hanc populo tuo ad preces tuae Majestati porrigendas ingredienti sollemniter aperiri voluisti, feliciter inchoare; ut, in eo venia atque indulgentia plenae remissionis omnium delictorum obtenta, cum dies nostrae advocationis advenerit, ad cœlestem gloriam perfruendam tuae misericordiae munere perducamur. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum.

℞. Amen.

Finita questa preghiera il Papa si recò a piedi ad aprire la porta santa, e col martello per tre volte percosse il muro, e fece cadere alcuni mattoni. Ciò fatto ritornò alla sedia gestatoria, lasciando ai muratori di proseguire l’atterramento del muro; terminata l’opera il Pontefice venne pedone da capo alla porta, inginocchiossi sul limitare della medesima, e a capo scoperto orò per breve spazio, tenendo sempre accesa nelle mani la candela. Entrò il primo per la porta santa accompagnato dai cardinali e prelati, ed avanzossi all’altare maggiore, dove alquanto pregò genuflesso, e dopo alzandosi in piedi, intuonò Pater noster e il restante segreto; poscia

℣. Et ne nos inducas in tentationem.
℞. Sed libera nos a malo.
℣. Dominus vobiscum.
℞. Et cum spiritu tuo.
Oremus.
Actiones nostras, quaesumus Domine, aspirando praeveni, et adjuvando prosequere; ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat, et per te coepta finiatur. Per Christum Dominum nostrum.

℞. Amen.

Quindi tornò al trono per assistere al vespro solenne. Fatta con tale cerimonia l’apertura della porta santa, destino quattro religiosi perché custodissero di e notte la basilica di S. Pietro, dovendo sempre stare aperta.
Sua Santità provvide, acciocché quelli i quali si recavano al giubileo, fossero sicuri nel viaggio dai masnadieri, e nel tempo della loro dimora non mancassero di vettovaglie, e di tutto che potesse essere loro necessario …
Si ha dal Burcardo, che il Papa addì tredici d’aprile andò a cavallo alla visita delle quattro basiliche accompagnato dal sacro collegio dei cardinali, e da molti prelati, principi e grandi signori. Fece sapere, previo editto, che quanti intervenivano in quel giorno alla visita delle chiese, seguendo il Pontefice, acquistavano senza altre visite l’ indulgenza plenaria. Dice inoltre, che diede la solenne benedizione nel giorno d’Ognissanti, fuori del consueto, dopo la messa celebrata in San Pietro, concedendo la medesima indulgenza a tutti i presenti.
Il duca di Sagamine in Dalmazia, benché in età di novant’anni, assistette sempre in piedi al sacrifizio della messa presso al trono pontificio.
A questo Pontefice si debbe principalmente la celebrità della pompa colla quale tuttavia si apre la porta santa, avendone egli fatta fabbricare una bene ordinata di marmi.

Domenico Cerri, Borgia ossia Alessandro VI papa e suoi contemporanei, Torino, 1857, pp. 519-531.


🔴 L’apertura della Porta Santa secondo l’antico rito

🔴 Il Giubileo e il ritorno degli acattolici nel magistero di Pio XI 

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🔴 Alessandro VI Borgia: l’uomo e il Papa. Una silloge.

🔴 La verità sulla morte di Alessandro VI tra Pastor e Voltaire

🔴 Versi per Alessandro VI Borgia



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