di Marco Iotti
In tante discussioni con amici, ci siamo posti la problematica di come noi cristiani vogliamo essere dei perfetti fedeli anche nel mondo del lavoro. Ci passiamo tante ore: ricordiamoci, che mediante il lavoro, portiamo a casa lo stipendio, che ci da l’opportunità, per chi è fortunato, di mettere in tavola il pane e di avere un progetto per il futuro.
In questo breve articolo, non voglio parlare o almeno discutere delle incombenze del mondo del lavoro odierno. Da tante discussioni su questo tema, appare che la questione del lavoratore cristiano, che vuole dunque vivere cristianamente nella propria occupazione, risulta una tematica spinosa.
Non basta vivere in un’azienda, facendo solo il proprio dovere operativo. Per un cristiano sarebbe un mero compito quotidiano ma insapore! Ognuno di noi dev’essere alter Christus, un altro Cristo. Allora potremo intraprendere l’impresa grande, immensa, illimitata, di santificare dal di dentro tutte le strutture temporali portando in esse il fermento della Redenzione. Solo vivendo una vita santificata potremmo essere luce e fuoco.
Il cristiano deve essere sempre pronto a santificare la società dal di dentro, collocandosi pienamente nel mondo, ma senza essere del mondo per tutto ciò che esso contiene di negativo, per difetto, per il peccato di negazione di Dio, di opposizione alla sua amabile volontà salvifica.
Il lavoro non è soltanto un mezzo per vivere materialmente, ma anche un valore che contribuisce a realizzare la nostra umanità, ci fa essere e sentire utili alla società e agli altri. E così contribuisce a dar senso alla nostra esistenza. Il Signore vuole che noi cristiani cooperiamo con il Suo potere, visto che Egli così ha disposto nella sua infinita misericordia: che ci adoperiamo per ristabilire l’ordine sconvolto e restituire alle strutture temporali, in tutte le nazioni, la loro funzione naturale di strumento per il vero progresso dell’umanità, e il loro ruolo – con l’aiuto soprannaturale – di mezzo per arrivare a Dio.
Noi cristiani non siamo spettatori del mondo, ma come credenti, dobbiamo santificare e quindi orientare in senso cristiano, il mondo del lavoro. Cristianizzare dal di dentro il mondo intero, dimostrando che Gesù ha redento tutta l’umanità: ecco la missione del cristiano. Ognuno si deve proporre questo compito: prima di tutto mediante il vivo desiderio di avvicinare a Dio i colleghi e le persone con le quali entra in contatto professionale, anche crecando di cristianizzare le strutture del proprio ambiente facendo in modo che siano conformi alla legge morale.
Chi si dedica all’imprenditoria, alla professione farmaceutica, all’avvocatura, all’informazione o alla pubblicità ha ancora più strumenti per influire cristianamente nel suo ambiente. Non è sufficiente non macchiarsi con pratiche immorali; bisogna proporsi – per ciò che si può – di ripulire il proprio ambito professionale, di renderlo conforme alla dignità cristiana. Il compito che Cristo ha affidato a tutti i suoi discepoli ha dunque un riflesso concreto nell’ambito sociale: fare aopstolato.
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Imm. in ev.: Robert Yarnall Richie, No restrictions, da Wikimedia Commons (modif.).